La vitamina D è la vitamina classicamente conosciuta e apprezzata per la sua funzione di stimolare il riassorbimento del calcio e la sua incorporazione nel tessuto osseo.
Negli ultimi anni oltre a questa funzione appaiono nuovi campi d'utilità della vitamina, che non stanno in rapporto al metabolismo del calcio.
Degli studi recenti hanno suggerito che la vitamina D potrebbe avere un ruolo nella regolazione della risposta immunitaria di tipo innato contro gli agenti microbici.
Picchi invernali di sindrome influenzale potrebbero essere dovuti ad una carenza di vitamina D a seguito d'una minor esposizione alla luce solare.
Sulla rivista americana "American Journal of Clinical Nutrition" sono stati pubblicati i risultati di una ricerca , secondo la quale l'assunzione di vitamina D (1100 UI/die) e calcio (1400–1500 mg/die) da parte di donne in menopausa ha determinato una diminuzione statisticamente significativa del rischio d'insorgenza di carcinomi.
E` stato pubblicato uno studio sulla rivista "Anticancer Research" nel quale i ricercatori hanno riferito che le dosi di vitamina D necessarie per raggiungere livelli ematici che possono prevenire o ridurre sensibilmente l'incidenza del cancro al seno e diversi altre importanti malattie sono nettamente maggiori di quelle che erano state inizialmente pensate: è emerso che è necessaria l'assunzione quotidiana di vitamina D da parte degli adulti nel range di 4000-8000 UI per ridurre di circa la metà il rischio di diverse malattie come il cancro al seno, cancro del colon, sclerosi multipla e il Diabete mellito di tipo 1 .
Multiple sclerosis and vitamin D: the role of the sun in the treatment and prevention
Un altro campo di valutazione ed impiego della vitamina D è la depressione. E' stato accertato il nesso fra la vitamina D e il metabolismo della serotonina, ritenuto neurotrasmettitore principale nella regolazione dell'umore. In questo contesto la vitamina D gioca un ruolo di sintonia con l'assorbimento di triptofano - precursore nella sintesi della serotonina - a livello intestinale.
Poi la vitamina D interviene nella stabilizzazione della risposta immunitaria in quanto riporta in un equilibrio l'asse TH1 (immunità cellulare) - TH2 (immunità umorale, anticorpi, IGE !), il cui squilibrio genera le malattie atopiche, quando si manifesta una dominanza TH2 a sfavore della frazione TH1.
Siccome l'insorgenza anche del cancro è coinvolta con l'indebolimento dell'asse neuro - psico - endocrino e quindi favorita dalla presenza di depressione, ecco che un tasso insufficiente di vitamina D ematico è un denominatore comune delle due malattie.
Il dosaggio ematico da raggiungere per ottenere gli effetti di prevenzione e terapia di cancro e depressione si aggira fra gli 60 - 80 ng/ ml. La stragrande maggioranza della popolazione rimane nettamente al di sotto di questi valori. E' comunque importante tenere sotto controllo i valori ematici qualora si ricorra alla terapia sostitutiva, perché valori ematici > 100 ng/ml sono da considerare tossici.
Infine e approfondendo gli studi sulla Vitamina D si giunge alle esperienze, per ora individuali, di soggetti che provano di somministrarne dosi altissime, anche oltre 100.000 UI e ottengono livelli ematici di anche 150 ng/ml, ritenuti chiaramente tossici dalla scienza. Un bell libretto di Jeff T Bowles : “THE MIRACULOUS RESULTS OF EXTREMELY HIGH DOSES OF THE SUNSHINE HORMONE VITAMIN D3... “ (Amazon) descrive le sue ricerche su se stesso e di tanti lettori di cui pubblica i commenti. Con dosi anche oltre 100.000 UI ha potuto guarire sindromi di svariata natura riguardo al rachide, a malattie neurologiche, cutanee e viscerali. Ci andrei cauto di copiare queste esperienze, ma per il malato cronico, affetto da sintomi che la medicina convenzionale altro fa che sopprimere , una volta eliminate le cause che nella medicina olistica ci sono venute a conoscenza, alzare piano piano l’apporto della Vitamina con tutte le precauzioni e nel contesto di altri elementi necessari, è un tentativo terapeutico accettabile.
Considero molto utile aggiungere il rilievo del tasso ematico della vitamina D (Vitamina 25 OH D3 - principale pro-ormone ) e anche gli ormoni tiroidei TSH e anticorpi anti - tiroide, anticorpi anti - - gliadina allo screening normale proposto generalmente.
Altro campo d'interesse riguarda la demenza.
In base ai dati raccolti, ricercatori hanno osservato che coloro che presentavano anche una solo moderata carenza di vitamina D avevano il 53% in più di probabilità di sviluppare una qualsiasi forma di demenza. Il rischio aumentava del 125% nei soggetti che presentavano una carenza più grave di vitamina D.
Nello specifico, per quanto riguarda la malattia di Alzheimer, il rischio era più alto del 69% in coloro che presentavano una carenza moderata e del 122% in coloro che invece presentavano una carenza grave.
Altri studi condotti in precedenza avevano già stabilito l’esistenza di una correlazione tra bassi livelli di vitamina D e l’insorgenza di problemi cognitivi, ma questo è il primo e più esauriente studio che mette in luce il significativo rischio di demenza legato all’insufficiente assimilazione di questa sostanza.
I ricercatori hanno sottolineato che sono necessari ulteriori studi clinici per stabilire se mangiare alimenti ricchi di vitamina D o assumere integratori possa ritardare o addirittura prevenire l'insorgenza della malattia di Alzheimer e la demenza.
La carenza di vitamina D aumenta il rischio di demenza