Ernia del disco, la diagnosi incerta
Ernia del disco, la diagnosi più frequente che emana l’ortopedico e il radiologo.
Detto cosi senza dare altre specificazioni ed attribuirgli tutta la colpa dei dolori e della riduzione di mobilità, con cui si presenta il paziente, è una parola grossa, che suscita diverse reazioni:
- Da parte del medico curante spesso segue un atteggiamento che oscilla fra la prescrizione di antidolorifici e il consiglio di un intervento chirurgico, perché altro non conosce, capisce o riesce immaginare.
- Il paziente colpito focalizza tutta la sua attenzione su questa diagnosi e
- Si ritiene incurabile
- Va in pensione interna, si ritira dalle attività della vita normale, evita sport e sforzi di ogni tipo e … peggiora .
- Ricorre a terapie chirurgiche, perché anche lui non conosce le alternative, e … peggiora.
- Si rimbomba di farmaci per aver sollievo e … peggiora.
Ma il significato di questa maledetta ernia, qual è davvero?
L’ernia del disco consiste nella protrusione o del prolasso del suo nucleo che va ad irritare le strutture contigue, che sono innanzitutto :
- La membrana che riveste il canale midollare, ricchissimamente servita da nervi sensibili, che recano lo stimolo di essere toccato o ferito per via riflessa ai muscoli del segmento corrispondente, che o si trova alla stessa altezza del contatto o percorre le vie nervose periferiche come ad esempio quella del nervo sciatico
- La radice del nervo uscente , che nel caso che si tratti di una protrusione più accentuata o di un vero prolasso può essere a sua volta irritata, schiacciata o addirittura interrotta.
Questo fenomeno può verificarsi a qualsiasi livello della colonna vertebrale ma avviene più spesso nei dischi della colonna lombare fra le vertebre L3 – L5 e nella colonna cervicale a livello C6 e C7.
I sintomi dipendono dalla dimensione con cui il disco si disallinea dalla colonna vertebrale.
E qui che importa, prestare attenzione ai particolari:
- Nei casi di una mera protrusione di modeste dimensioni magari riscontrata a diversi livelli del rachide , le conseguenze consistono più che altro in dolore diffuso accompagnato da rigidità e sensazioni aspecifiche. È questo il caso più frequente. Si chiama comunemente “ernia del disco” ma in questo caso l’erniazione descrive una conseguenza di una tensione generale a livello del rachide, uno squilibrio posturale. È questo il dominio della terapia manuale: chiropratica - osteopatia – posturologia accompagnata da ginnastica e magari qualche farmaco per un breve periodo
- Nel caso di schiacciamenti più accentuati diventa di maggior rilievo la terapia locale e mirata, che si avvale oltre ai metodi manuali di iniezioni mirate anche sotto controllo TAC il più vicino possibile al luogo dell’irritazione del nervo.
- Se si trattasse di un prolasso di dimensioni elevate con compromissione del nervo uscente e la conseguente paresi del segmento o dolori lancinanti, che non rispondono agli altri interventi, rimane l’operazione con il tentativo di una decompressione della radice. Quest’evenienza è molto rara e comunque spesso accompagnata e seguita da effetti collaterali negativi anche rimanenti.
Quindi: Quando vi danno la diagnosi : “ernia del disco” , calmi! Chiedete spiegazioni, di che intensità si tratti, e cercate di rimediare in ogni modo in via funzionale con :
chiropratica - osteopatia – posturologia - ( antidolorifici) possibilmente in modo congiunto !
Quasi tutti i casi si lasciano curare con questi procedimenti e senza avere effetti collaterali negativi!