chirurgia vertebrale - causa di patologia cronica
La chirurgia in tutte le sue applicazioni ha senza alcun dubbio il merito di un approccio terapeutico essenziale.
Qualora l'indicazione per un procedimento invasivo sia certa - la cosiddetta indicazione assoluta - i procedimenti ormai sono standardizzati e i risultati in genere buoni e prevedibili. Questo presupposto riguarda le patologie acute e subacute innanzitutto nella chirurgia viscerale. Ad esempio senza dubbio in appendicite acuta, un carcinoma dell'intestino entro certi limiti, la calcolosi della cistifellea sintomatica sono diagnosi, soggette ad intervento chirurgico.
Quando la indicazione invece diventa relativa, è possibile intervenire ma magari ci sono altre vie di rimedio, i risultati della chirurgia non sono più accettabili. Questo concerne una grossa parte degli interventi ortopedici. Essi non solo non guariscono la patologia ma ne creano un successiva - la patologia iatrogenea dovuta alla chirurgia. Questa sempre ha caratteri di estrema cronicità, crea sofferenze per il paziente e costi per i vari tentativi riabilitativi seguenti.
Spesso e volentieri il risultato chirurgico sarà la malattia cronica. E' meglio cercare di eliminare i problemi della colonna in modo funzionale prima di aggiungere cicatrici e adesioni.
Le patologie vertebrali ed articolari sono il dominio della medicina funzionale fra cui in prima linea la chiropratica, l'osteopatia, la posturologia, l'agopuntura, la fisioterapia, l'allenamento specifico.
Ultimo esempio eclatante è un ragazzo a cui fu reciso il collo per togliere delle cartilagini scricchiolanti, senza alcun beneficio, in più ora c'è una larga cicatrice deturpante, in cui consiste ora la sua malattia. Prima si trattò di uno stato funzionale di ansia, contrazioni e movimenti del collo compulsivi. Prima si avrebbe potuto risolvere il fastidio con terapie funzionali e psicologiche, ora che la cicatrice e le adesioni fissano il piano muscolare alle cartilagini in questione, sarà duro trovare la via di rimedio. Ci stiamo lavorando.
Ergo: ogni paziente con malattia non acuta e senza un diretto rischio per la vita o la mancata guarigione in caso di attesa, a cui si consiglia frettolosamente un procedimento invasivo, dovrebbe sempre e comunque richiedere il parere in uno specialista nel campo della medicina funzionale.