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Denti e corpo – odontoiatria e medicina

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L’odontoiatria convenzionale si creò nella fase iniziale dell’organizzazione della medicina e delle sue varie discipline e si collocò nella fascia della cosiddetta paramedicina. In questo settore si associò ad altre professioni quali bagnino, il seguente massaggiatore, e al barbiere.

Sebbene negli ultimi 200 anni essa percepì un notevole avanzamento di tipo metodologico, è comunque rimasto invariato il distacco dalla medicina ufficiale, che a sua volta evolse alla sua onnipotenza di oggi, e che nel frattempo ha dato luogo a una molteplicità di specializzazioni e subspecializzazioni, che in collegamento fra di loro dominano quello che oggi si chiama MEDICINA.

L’odontoiatria invece non si integrò nello spettro di queste specializzazioni mediche anche se da circa 30 anni esiste lo studio universitario seguito da laurea in odontoiatria. Questa riforma non ha però modificato alcunché la filosofia storica di appartenenza alla paramedicina e per l’odontoiatria non valgono le regole deontologiche che sorreggono la medicina. In più non esiste una vera comunicazione fra l’odontoiatria e la medicina e d'altronde anche nei percorsi diagnostici della medicina, nei trattati sulla genesi delle malattie e del loro trattamento l’apparato stomato-gnatico non riveste assolutamente il ruolo che gli spetterebbe.

Esempio delle concezioni differenti sono :

- la devitalizzazione del dente con la creazione di un organo senza vita e in preda a decomposizione cancrenosa batterica. Le leggi della chirurgia prevedono in un caso analogo l’immediata eliminazione di un organo e di parte di esso per prevenire fenomeni di sepsi e di reazioni immunitarie deleterie.

- l’utilizzo su vasta scala di tossine, che in medicina vengono trattati dalla tossicologia quali mercurio, cadmio, piombo, formaldeide, lindano ecc, medicinali abbandonati dall’oncologia per la loro esagerata tossicità, ecc.

Giustificazione errata di questi procedimenti è il credo, privo di ogni base scientifica, che si tratti solo di terapie dentali,  che non permetterebbero la diffusione degli agenti nell’organismo.

 

Dai tempi di Weston Price sappiamo e dalle dimostrazioni elettro – microscopiche e analitiche abbiamo la conferma, che purtroppo non esiste alcun confine fra le strutture dentali e il resto dell’organismo. Tant’è vero che l’esperienza medica attenta e l’impegno per le malattie croniche troppe volte ci induce ad analizzare denti, gengive e osso mascellare per cercare lì la causa iniziale di processi di deterioramento di organi periferici.

Ad oggi chi sa e chi ha visto malati cronici, cancri e malattie cardio – vascolari per decenni può constatare con certezza, che il dente cadaverico accanto all’impiego di metalli tossici ecc,  è diventato denominatore comune allo stesso livello del fumo della maggior parte delle malattie civilizzatorie che accelerano degenza e morte.

Abbiamo bisogno di un ripensamento radicale in merito, di una modifica fondamentale del codice deontologico dell’odontoiatria e l’adozione delle regole della medicina e chirurgia moderna da parte di essa.