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La bocca ed il corpo, parte seconda

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La bocca ed il corpo, parte seconda

 
 La bocca rappresenta una parte importante del corpo umano sia dal punto di vista emozionale che fisico. Insieme agli occhi caratterizza il viso donandogli luminosità, apertura verso gli altri.

Al contrario una bocca serrata può indurire l’espressione ispirando diffidenza o timore. Tutto questo fa parte delle nostre ancestrali caratteristiche animali. Negli animali la mimica orale è un’ arma per spaventare gli avversari. Nel corso della nostra evoluzione la bocca ha cambiato la sua forma in relazione al mutare delle sue funzioni.
Con l’instaurarsi della stazione eretta e della funzione prensile della mano, perse la sua funzione di organo esploratore e di presa del cibo. Questo comportò una modifica della morfologia del cranio,del mascellare, della mandibola, della forma e disposizione dei denti. Le trasformazioni, non coinvolsero solo l’aspetto osseo e muscolare, anche il sistema nervoso centrale andò incontro a modifiche anatomiche e funzionali.
Proprio dal Sistema Nervoso Centrale, vale a dire dal cervello, inizieremo il nostro viaggio nella bocca. Il cervello non è in grado di “vedere” per decidere come agire; esso si basa sulle informazioni che gli giungono attraverso le vie nervose e le varie elaborazioni ed integrazioni. Esempio sono le stimolazioni dei recettori della pianta del piede che forniscono al cervello i dati sulle pressioni plantari, sulla posizione delle caviglie, delle dita ecc. ecc..
La parte esterna dell’encefalo, chiamata corteccia, compie l’elaborazione e l’associazione finale delle informazioni nervose provenienti dai distretti periferici rinviandole sottoforma di comandi alle strutture muscolari.
Negli anni ’50 il neurochirurgo canadese Wilder Penfield, sviluppando tecniche neuro chirurgiche di individuazione ed escissione dei focolai epilettogeni corticali, disegnò una mappa corticale della muscolatura del corpo umano.
In questa rappresentazione grafica il nostro corpo,appare sgraziato quasi deforme con grandi mani, grandi piedi e grande bocca.
Il significato di questa strana immagine è legato ad una caratteristica neurologica particolare: maggiore è la quantità di informazioni che la corteccia riceve, maggiore è la finezza dei movimenti richiesti, maggiore è la superficie di corteccia interessata. Se è facilmente comprensibile per la mano, è meno immediato per la bocca. La sensibilità dei polpastrelli, l’accuratezza dei movimenti delle dita richiedono l’impegno di circa il 35% della corteccia motoria e sensitiva di ogni emisfero cerebrale.
La stessa percentuale di superficie è utilizzata per le necessità funzionali della bocca; quindi mano e bocca necessitano di circa il 70% della corteccia motoria e sensitiva cerebrale.
La grande superficie corticale richiesta trova la sua ragion d’essere nella complessità e grande coordinazione muscolo articolare della dinamica masticatoria.
Il bambino impara a camminare ad 1 anno, ma completa il pattern masticatorio a 5-6 anni. Altra funzione dinamicamente e neurologicamente complessa è la deglutizione alla quale dedicheremo in futuro ampio spazio. Molta della funzione nervosa è impiegata a regolare la potenza di azione dei muscoli.
Da studi effettuati si è calcolato che la potenza teorica dei muscoli elevatori mandibolari, quelli che portano i denti a contatto, è di circa 400kg e che la pressione media esercitata sulla dentatura, quando stringiamo, è di circa 80 kg/cmq.
I denti hanno sensibilità minima per carichi intorno ai 10 gr.
Tutto ciò significa una modulazione finissima dell’attività muscolare in rapporto alla quantità di informazioni che giungono dai denti. 
La testa, in generale, è innervata da due nervi cranici, così chiamati perché originano all’interno del cranio ed escono dalla base cranica, il facciale ed il trigemino.
Il primo innerva gli strati muscolari superficiali cioè i muscoli della mimica facciale, la cute e parte della lingua trasmettendo le sensazioni cutanee e la percezione gustativa dei 2/3 anteriori della lingua.
Il trigemino, costituito da tre branche da cui il nome, è uno dei maggiori nervi cranici per estensione dell’innervazione e connessioni.
Innerva tutti i muscoli masticatori, i denti, le mucose interne alla bocca, come le gengive, contraendo infinite connessioni nervose, sia all’interno dell’encefalo che con strutture esterne ad esso quali i muscoli motori dell’occhio.
In recenti ricerche di neuro-anatomia e neurofisiologia sono state evidenziate correlazioni dirette fra i nuclei cerebrali di comando del trigemino e fibre nervose del tratto cervicale del midollo spinale.
Il reperimento di queste correlazioni anatomiche, è estremamente importante per la medicina perchè fornisce una razionalizzazione anatomica ai quotidiani riscontri clinici di correlazioni funzionali fra la bocca e sistema locomotore e dell’influenza che l’apparato stomatognatico può avere sul sistema posturale. 
Come già accennato nell’articolo precedente, le correlazioni tra occlusione dentale e postura sono state individuate clinicamente da molti anni.
Grande impulso lo diede, nel 1964, il chiropratico statunitense G.J. Goodhearth il quale applicando con ottica differente i test muscolari di Kendall e Kendall diede vita alla “Applied Kinesiology”.
In seguito il dott. J.P. Meersemann ideò il test che prese il suo nome, per identificare una eventuale influenza dell’occlusione sul sistema posturale.
Una volta scelto un parametro indicatore, muscolare, posturale, tenendo i denti chiusi, si interpongono fra le arcate due rulli di cotone o due spessorini di cartoncino e si osserva se il parametro indicatore cambia.
In caso positivo, si può ipotizzare un’influenza dell’occlusione sul sistema preso in esame; sarà quindi compito dello specialista odontoiatra verificare ed eventualmente modificare la situazione occlusale.