correre e calzature
Da ormai 20 anni lotto contra la pazzia delle scarpe molleggiate con plantari e stabilizzatori anti - valgo e anti - varo, buttate sul mercato dalla Nike e ormai da tutte le dite, perché suggeriscono al babbo grassoccio e non allenato, che correre si fa da se. Lo stile naturale è correre scalzo sfruttando la dinamica propria dell'apparato locomotorio. Compromesso sarebbe la scarpa dura senza alcuna costruzione aggiunta, con lo scopo di non ferirsi o ghiacciarsi i piedi.
La diagnosi frequente:" runners knee" è prodotto dalle calzature non sopportate perché non idonee.
Dal punto di vista anatomico funzionale spetta alla pianta del piede la recezione dell'impatto corpo-terra. Nascono lì i segnali, che tramite il biocomputer, il sistema nervoso autonomo, governano i riflessi della postura e dell'anticipazione degli impatti bruschi a terra, che devono essere ammortizzate da tutta una serie di adattamenti elastici ed atraumatici in modo, che la corsa diventi un fenomeno armonico, gioioso e profittizio per la salute e le prestazioni sportive.
Disturbando questo meccanismo delicato con alterazioni della recezione del suolo con l'interposizioni di solette rilevate ed molleggiate, si riduce il controllo immediato del movimento ed appaiono escursioni lesivi a livello delle articolazioni e sopratutto delle inserzioni dei tendini del ginocchio, del bacino, della colonna vertebrale, della postura.
La comodità presunta della scarpa morbida di traduce in sovraffaticamento delle strutture anatomiche.
Dice il fisioterapista irlandese Gerard Hartmann, che segue atleti di livello mondiale: " le scarpe di oggi, con tutti i loro sistemi ammortizzanti, fanno lavorare di meno i piedi. Una perdita di tonicità dei (più di 20!) muscoli del piede si ripercuote negativamente su gambe, anche e schiena." (articolo completo)
Ne ho visti tanti corridori con dolori dei ginocchi, spesso in riferimento della "zampa d'oca" ( inserzione di tre tendini nella parte interna del ginocchio), della rotola, della muscolatura del polpaccio ecc., che dopo aver cambiato scarpe, continuando l'attività sportiva guarivano da se.
Inutile sono le affermazioni delle note dite di calzatura, i pseudo - studi, che devano approvare un vantaggio per le articolazioni del corridore portando i soliti prodotti con solette di gel, cuscinetti d'aria, stabilizzatori e quant'altro . Persino il modello: "urto provoca artrosi " fu abbandonato dalla scienza, un medico sportivo non sconsiglia più la corsa, i giochi di squadra, i salti all'atleta intenzionato pur accusando dolori di ginocchio, dell'anca ecc. Chiedete ai campioni olimpici di maratona e di lungo percorso, che tipo di scarpa portano. Corrono addirittura scalzi oppure vestono scarpette da tennis con il minimo sostegno plantare.
Il ruolo predominate della funzionalità spetta al sistema tonico posturale in equilibrio, ai riflessi pronti, all'allenamento multiforme, che include anche capacità propriocettive oltre alla solita forza, lo scatto, la durata, l'armonia del movimento. Sono questi sensi recettoriali , che proteggono il corpo da lesioni, storture, cadute, piuttosto degli stabilizzatori passivi, le guaine, i tape. Più lo sportivo fa uso di sostegni passivi, meno evoluta sarà la dinamica dei propri riflessi.
La scarpa del corridore deve quindi tenere conto :
- delle esigenze proprio - ed esterocettive del piede ( aspetto di controllo posturale)
- della sicurezza del piede
- del peso, della termoregolazione ecc
esempio di scarpa con poca ammortizzazione della Pearl Izumi: Pearl Izumi Peak 2
Il termine moderno:minimalismo, l'industria cambia rotta.
Però bisogna andarci piano piano con il riabituarsi allo scalzo, a correre con queste scarpe senza sostegni dannosi. Un studio scientifico recente dimostra, quanto il piede possa essere reso dipendente e indebolito da queste strutture consueti e ci vuole un tempo di transizione per rinforzarlo e tollerare l'andatura spontanea non sorretta.
"Meglio correre piano verso le scarpe minimaliste "