Pleiomorfismo - Prof. Enderlein
Chi siamo noi? Siamo l’apice della creazione? Autarchici, monomorfi, indipendenti, autogestiti senza compromessi? O siamo piuttosto parte del tutto, interconnessi con il mondo? Dove è il nostro confine verso l’esterno? È la pelle, la nostra superficie visibile con nostro occhio, determinato esso stesso dal nostro sviluppo biologico-culturale? O esistono forse stadi di continuità, chiamata anche aura verso l’esterno, e confini poco rigidi e molto permeabili verso l’interno?
La prima visione, quella della massima individualità deriva dal contesto storico – scientifico – culturale dell’inizio del 19.secolo, la filosofia del modernismo, permesso dalle potenzialità economiche in crescita, che ci davano la prima volta la possibilità di ritiraci dalle masse, di creare il privato, di sussistere anche senza la collettività.
Tutt’al contrario in tutto il passato precedente, in cui le necessità della vita ci costringevano a stare insieme coll’altro come essere collettivo.
Fu coll’avvenire della nuova epoca, che Robert Koch pretendeva di aver individuato un bacillo monomorfo, responsabile per la tubercolosi, cosi finalmente si conobbe il nemico esterno da abbattere, concetto perpetuato in seguito, base della produzione farmacologica “anti”: antibiotici, antifungini, antivirali, antiaritmici, anti…
Contemporaneamente fu Virchow a dimostrare, che ora spettava alla cellula piuttosto che alla regolazione del corpo intero, a governare la nostra esistenza.
Questo modo di percepire il mondo ha sicuramente dato grossi riscontri scientifici, ha aiutato di entrare nel particolare, ormai fino al neutrino. Sono nate le specializzazioni professionali, poi le sub- specializzazioni, anche in medicina, che si occupano ormai purtroppo di temi talmente isolati uno dall’altro e hanno perso completamente la visione dell’insieme. E questo lo notiamo ora, capendo, che la tendenza alla iperindividualizzazione evidentemente non riesce a soddisfare tutte le nostre esigenze.
È qui, che entra in gioco la medicina integrativa. Essa riconosce la dialettica fra il particolare e il generale. Ammette sì, che l’infarto si cura con lo stenting nella fase acuta e il paziente fortunato sopravvive, ma prende altresì cura di tutti gli aspetti dall’alto in basso, dall’interno all’esterno della persona umana.
Noi siamo, in effetti, un sistema ecologico ad alta integrazione, da paragonare a un qualsiasi reparto della natura con le sue regole e i suoi poteri di compensazione interna ed esterna. Perciò spesse volte si osservano fenomeni di adattamento del corpo a forzature di ogni tipo: l’ingestione di antibiotici scombussola tutta la flora microbica, che garantisce la nostra salute; l’applicazione di un apparecchio dentale fa sortire una scoliosi della colonna vertebrale; l’asportazione di un organo favorisce la degenerazione di un altro.
Intento della medicina integrativa è di salvaguardare l’integrità del corpo umano:
- Scegliendo terapie e accorgimenti di poca invasività e con pochi effetti indesiderati
- Accompagnando terapie di alto impatto, qualora inevitabili, con procedure tampone
- Seguendo l’uomo attraverso tutta la sua vita di relazione, offrendogli sostegno di ogni genere e a livello sia fisico che psichico
- Mette la lungimiranza delle sue terapie in primo piano
In questo contesto gioca un ruolo predominante la nostra flora, i nostri ospiti o meglio collaboratori, che manifestano una vasta parte di funzioni, tanto da poter essere considerati organo in senso stretto.
Sono le ricerche del Prof. Enderlein (1872-1968), che hanno arricchito profondamente le conoscenze di questo cosmo interno. Considerando la dialettica quanto sopra, fra particolare e generale, fra individuale e collettivo, anche qui si ripete la diatriba fra monomorfismo alla Robert Koch e il pleomorfismo dei tempi passati e ugualmente valido.
La scuola di Koch, diventata teorema base della medicina ufficiale, iniziava e descrivere ogni microbo, evidenziato al microscopio come identità autonoma. Il pleomorfismo al contrario definisce una quantità enorme di forme di evoluzione del microbo, dei ciclo evolutivi. Del singolo ciclo considerato fa parte anche quella specie classificata su base monomorfistica, ma solo come fase di sviluppo del solito germe, non come identità definitiva. In questo modo Enderlein parla di fase batterica, non di batterio; di fase fungina, non di fungo! Ci sarebbe la transizione dal semplice colloide proteico attraverso varie fasi, di cui fanno parte strutture biologiche definite in biologia ufficiale autonome come le piastrine, la fibrina, detriti non meglio specificati, verso fasi virali, batterici e finalmente fungini. Questa trasformazione accompagna i cambiamenti energetici del corpo, dal sano al malato e al contrario. Sarebbe il terreno in risonanza con i mutamenti della sua flora. Cosi diceva già Pasteur: "le microbe n'est rien, mais que le terrain c'est tout!" , espressione del mondo scientifico ante – Koch.
Queste sono le basi della medicina integrativa per quella parte, che riguarda la microbiologia.
La dita : Sanum – Kehlbeck, fondata da H. Kehlbeck, collaboratore di Enderlein ai tempi, ci offre ancor’oggi una vasta terapia molto efficace, basata sostanzialmente sulla somministrazione di microbi in diluizione omeopatica, la cosiddetta Isoterapia. Essa pretende, di intervenire con le trasformazioni in direzione patogena dei vari microbi, e di favorire il ritorno a fasi più correlati al corpo sano. Combinando la terapia Sanum alle altre specialità biologiche di risanamento del terreno e dell’ecologia umana, crea effetti davvero formidabili.