La teoria dell’origine virale delle malattie
Lo diceva già Enderlein e tutti i pleimorfisti del 900: il nostro corpo è abitato da microbi di tutti tipi che vivono in simbiosi con noi e nei loro stadi di sviluppo, non ancora riconoscibili come entità classificabile da germe con denominazione specifica, sono riscontrabili nel microscopio a campo oscura e nel microscopio elettronico come filamenti e corpuscoli, in medicina e anatomia non attribuibili a nessuna funzione oppure a sostanze endogeni ben conosciuti come la fibrina, colloidi vari ecc.
Ederlein sosteneva che ci fossero sviluppi in modo ciclico fra le varie entità, da proteina, a colloide, a virus, a batterio, a funghi. Questi sviluppi rispecchierebbero le variazioni dell'energia vitale, con l'abbassamento della quale l'organismo si degenerebbe dando via alla metamorfosi dei microbi.
Per quanto riguarda i virus, per Enderlein erano particelle comuni dell'organismo, DNA ed RNA sganciati dalle cellule però con l'autonomia di svilupparsi verso stadi superiori qualora il "terreno" lo permettesse.
Il seguente articolo di Gian Paolo Vallati ora sostiene una visione simile dimostrando che i virus non sono affatto entità replicanti, patogeni, trasferibili per creare malattie altrui bensì corpuscoli sganciati senza patogenicità. Non riconosce gli sviluppi descritti, comunque vede il pleiomorfismo, la variabilità, l'importanza del "terreno" che favorisce i mutamenti delle cellule e dell'omeostasi - la salute in confronto della degenerazione :