L'Artemisia Annua ( nome scientifico Artemisia annua L., 1753, è una piccola pianta erbacea appartenente alla famiglia delle Asteraceae, originaria della provincia di Hunan in Cina) per lo più ignorata dalla comunità medica, avrebbe effetti notevoli per la cura del cancro.
L'Artemisia Annua veniva usata nell'antichità nella medicina cinese
Il cancro può essere considerata come una delle malattie più mortali sul nostro pianeta, dove si sono spesi molti soldi per la ricerca medica, cercando di trovare una cura definitiva.
Una delle tante cure è quella nota come "erba magica", per lo più ignorata dalla comunità medica, ma che in realtà distrugge fino al 98% delle cellule cancerogene in sole 16 ore.
Questa tecnica veniva usata nella medicina cinese e il solo utilizzo dell'erba, chiamata Artemisia Annua, riduceva le cellule tumorali del polmone del 28% e, in combinazione con il ferro, sconfiggeva il cancro.
In passato l'artemisinina è stata utilizzata come un potente rimedio antimalarico ma ora è dimostrato che questa cura è efficace anche nella lotta contro il cancro. Questo perché quando si aggiunge del ferro alle cellule tumorali infettate, attacca selettivamente le cellule "cattive", e lascia quelle "buone" intatte.
L'uso dell'amara artemisia, non è nulla di nuovo. Usata per secoli per liberare il corpo dai vermi, è anche un ingrediente dell'assenzio, una bevanda alcolica,vietata in molti Paesi. Anche l'Artemisinina, il composto trovato dal Prof. Henry Lai della University of Washington per combattere il cancro, non è nulla di nuovo. Era estratto dalla Artemisia annua L., millenni fa, dai Cinesi che la usavano per combattere la malaria. Questo trattamento si perse poi nel tempo ma riscoperto negli scavi archeologici del 1970 che portarono alla luce ricette di antichi rimedi medici.
Intorno al 1994, Lai iniziò ad ipotizzare che il processo potesse funzionare anche con il cancro.
" Le cellule cancerose hanno bisogno di molto ferro per replicare il DNA quando si dividono" ha spiegato Lai. "Come risultato, le cellule cancerogene hanno una maggior concentrazione di ferro, delle cellule normali. Quando cominciammo a comprendere come funzionava l'artemisinina, cominciai a chiedermi se potevamo usare quella conoscenza per intervenire sulle cellule cancerose".
Lai ottenne una sovvenzione dal Breast Cancer Fund in San Francisco. Nel frattempo L'università di Washington brevettò la sua idea.
Gli scienziati che seguono le ricerche, condotte presso l'Università della California, hanno dichiarato: "In generale i nostri risultati mostrano che l'artemisinina ferma il fattore di trascrizione 'E2F1' e interviene nella distruzione delle cellule tumorali del polmone, il che significa che controlla la crescita e la riproduzione delle cellule del cancro".
Utilizzando una varietà resistente alle radiazioni delle cellule del cancro al seno (che aveva anche un’ elevata propensione per l'accumulo di ferro) l'artemisinina si è dimostrata avere un tasso di uccisione del cancro del 75% dopo appena 8 ore, e uno del quasi 100% dopo appena 24 ore.
Sorge la domanda finale e principale: Perché questo tema non è di portata della intera comunità scientifica? Perché non se ne sente parlare in ambienti oncologici? Perché il paziente non ha la possibilità di attingere a questa terapia, magari accettando che ancora si tratti di una fase sperimentale?
Ad ogni modo si è creata un isteria fra pazienti innanzitutto oncologici a credere di aver trovato IL rimedio assoluto contro il cancro. C'è ancora da aspettare per confermare quest'ipotesi, ancora non ci siamo, benché gli elementi scientifici sopra elencati almeno fanno sperare. Comunque sembra trattarsi di una pianta valida per tanti aspetti anche usandola in un contesto della terapia oncologica adiuvante.
fonti:
- L'erba magica che distrugge il 98% delle cellule cancerogene in 16 ore
- Experimental Therapy of Hepatoma with Artemisinin and Its Derivatives
(Conclusions: ART and DHA have significant anticancer effects against human hepatoma cells, regardless of p53 status, with minimal effects on normal cells, indicating that they are promising therapeutics for human hepatoma used alone or in combination with other therapies.)
- Artemisinina contro il tumore del seno
Esistono diverse preparazioni farmacologiche sul mercato. Per non sbagliare consiglio come sempre di prima intenzione le capsule delle dita Thorne research.
Riporto qui un’introduzione a una nuova ricerca innovativa sul potenziale che riveste la vitamina C nella lotta contro il cancro, pubblicata nella rivista Science Translational Medicine. Un team di ricercatori presso l'Università del Kansas ha confermato gli effetti della vitamina C somministrata in alte dosi per via endovenosa a un gruppo di pazienti e ha scoperto che elimina efficacemente le cellule tumorali lasciando intatte le cellule sane.
Basandosi su precedenti ricerche nel 1970 dal defunto Linus Pauling , un chimico presso la Oregon State University, che oggi è riconosciuto come sostenitore più importante del mondo terapeutico della vitamina C, la nuova ricerca ha sperimentato l'iniezione di dosi elevate di vitamina C nelle cellule ovariche umane. I test sono stati condotti in vitro in un laboratorio, iniettando la vitamina in topi e a un gruppo di 22 soggetti umani.
Secondo la BBC News, i test hanno mostrato risultati positivi in tutti e tre i modelli e ha potuto evidenziare come la vitamina C in maniera efficace distrugga le cellule tumorali ovariche evitando le cellule sane. I vantaggi di alte dosi di vitamina C sono stati osservati anche in combinazione con trattamenti chemioterapici convenzionali, che sostanzialmente distruggono altrimenti tutte le cellule, sia quelle sane che quelle maligne, portando infine alla morte il paziente.
"I pazienti sono alla ricerca di opzioni sicure ed a basso costo nella loro gestione del cancro", ha dichiarato il dottor Jeanne Drisko, un co-autore dello studio ai BBC News in merito ai risultati. "L’applicazione endovenosa di vitamina C ha dimostrato questo potenziale nella nostra ricerca scientifica e in base ai dati clinici iniziali."
Il prossimo passo di questo tipo di ricerca in genere comporta l'applicazione dei dati ottenuti tramite prova clinica su larga scala per vedere se essi possono essere replicati e confermati. Mentre questo nuovo studio appare già molto convincente sono necessari ulteriori approfondimenti.
Ma ciò non avvera di certo perché tali studi richiedono finanziamenti importanti che provengono in genere da aziende farmaceutiche interessate a sviluppare farmaci brevettati. Esse non sono affatto interessate nel promuovere i benefici medicinali di sostanze naturali come la vitamina C, perché ció decimerebbe l'industria del cancro convenzionale multimiliardaria .
Poiché la vitamina C non ha il potenziale di brevetto, il suo sviluppo non sarà promosso da aziende farmaceutiche ", spiega Qi Chen, autore principale del nuovo studio." Noi crediamo che ora il tempo sia arrivato per enti di ricerca con l’incarico di sostenere vigorosamente studi clinici attenti e meticolosi sull’applicazione endovenosa di vitamina C. "
La risposta da parte del settore medico convenzionale per simili risultati nel corso degli anni è stata zero. Avere da giustificare decenni, in cui malati di cancro furono accompagnati con la solo chemioterapia, radioterapia e chirurgia - con risultati deludenti - ignorando naturali alternative nella lotta contro il cancro come la vitamina C , è una pillola difficile da ingoiare per questa potente industria high-profit, che avrebbe piuttosto preferito di ignorare tutti questi risultati, che ora mettono in discredito la loro opera.
"L’Ascorbato viene elaborato dal corpo in modi diversi, a seconda che è somministrato per via orale o endovenosa", scrive Heidi Ledford per “ Nature” in merito a questo dettaglio di non comune conoscenza in medicina.
"Dosi orali di vitamina C agiscono come antiossidanti, proteggendo le cellule dai danni causati dai composti reattivi che contengono ossigeno. Ma la vitamina C somministrata per via endovenosa può avere l'effetto opposto, promuovendo la formazione di radicali liberi quali il perossido di idrogeno, a cui cellule tumorali sono particolarmente suscettibili ad essere danneggiati "
Fonti:
http://www.nature.com
http://www.bbc.co.uk
http://lpi.oregonstate.edu
http://science.naturalnews.com
Il carcinoma prostatico è una malattia in costante aumento; nel 1993 negli Stati Uniti ne sono stati diagnosticati 165 mila nuovi casi, con una mortalità di oltre 30mila, ponendolo al secondo posto tra le cause di morte per cancro nel maschio. L’incidenza nei paesi occidentali è di oltre 55 nuovi casi per 100 mila abitanti; il numero di casi attesi per anno in Italia varia tra 12 e 15 mila. Il tumore della prostata è infatti fra le neoplasie più comunemente diagnosticate, costituendo il 20% circa di tutti i tumori di nuova diagnosi. E’ raramente riscontrato prima dei 40 anni, essendovi un incremento dell’incidenza e della prevalenza con l’aumentare dell’età.
Terapia classica del cancro della prostata
Senza voler entrare nei particolari della visione ufficiale di diagnostica e terapia del cancro della prostata voglio qui pubblicare 3 approcci alternativi con l'utilizzo di Aloe vera.
I primi due approcci sono lavori con documentazione scientifica.
- Fitoterapia del cancro della prostata
- recenti sviluppi della ricerca anti-cancro sull’Aloe Arborescens
Il secondo articolo ha un atteggiamento empirico - divulgativo.
L'ALOE' E "L'ELISIR DI LUNGA VITA"
Riporto qui i dati di una analisi complessa dell'efficacia della vaccinazione HPV contro il carcinoma uterino. (new HPV vaccine effectiveness study published in the Journal of Infectious Diseases3, which evaluated data from the National Health and Nutrition Examination Surveys (NHANES), 2003-2006 and 2007-2010)
Questo lavoro scientifico statistico sul andamento della propagazione del virus HPV ( Human Papilloma Virus – capace di trasmetter il carcinoma uterino ) dimostra:
- Il declino della presenza del HPV nella popolazione specifica di donne giovani a prescindere dalla copertura della vaccinazione
- Una resistenza maggiore all’infezione delle donne non vaccinate
- Casi di morte istantanea dopo vaccinazione , reazioni neurologiche anche gravi
- Frequenti casi di anafilassi (incremento di 20 volte rispetto alle vaccinazioni comuni)
- Possibile aumento del Carcinoma uterino in soggetti vaccinati !
- Efficacia della vaccinazione HPV in confronto del carcinoma uterino ancora incerto
Oncology Dietitian Exposes Fraud in CDC’s HPV Vaccine Effectiveness Study
L'attenzione crescente alla qualità della vita dei pazienti oncologici e le problematiche legate all'utilizzo di protocolli di trattamento sempre più complessi e invasivi, cui di frequente non fa seguito un significativo miglioramento della prognosi, ha visto negli ultimi anni, sempre più spesso, affiancarsi agli schemi di terapia convenzionali le cosiddette terapie "biologiche". La terapia oncologica ufficiale, rappresentata da U.Veronesi, non è l'unica strada da perseguire. Essere scettici in merito è più che comprensibile, perché al contrario di quanto ne sostengono i sostenitori, risultati validi almeno in confronto dei tumori solidi negli ultimi 20 anni non ce ne sono stati - molta invece la sofferenza e morti precoci ed inutili in seguito agli effetti collaterali. Citato di Prof. Giuseppe Zora "L'esperienza maturata negli anni nell'utilizzo integrato di pratiche non tossiche, come ipertermia, immuno-stimolazione e chemioterapia a basso dosaggio, permette di affermare che una terapia biologica non aggressiva dei tumori è possibile, sia in fase iniziale (addirittura pre-operatoria) che in fase avanzata". LA TERAPIA BIOLOGICA DEI TUMORI Giovanni Lucio Rocca, direttore |
Il contributo della chemioterapia citotossica alla sopravvivenza a distanza di 5 anni nei tumori degli adulti
Oggetto: Il dibattito sul finanziamento e la disponibilità dei medicinali citotossici stimola delle domande sull’effettivo contributo della chemioterapia curativa o coadiuvante alla sopravvivenza di pazienti cancerosi adulti.
Materiali e metodi: Abbiamo eseguito una ricerca della letteratura per degli studi randomizzati che informano su un beneficio a distanza di 5 anni attribuibile alla chemioterapia citotossica nei tumori degli adulti. Il numero totale di pazienti con nuova diagnosi per 22 tipi di tumori negli adulti venne ottenuto per l’Australia dai dati del registro tumori e per gli USA dai dati della sorveglianza epidemiologica e risultati finali, per il 1998. Per ogni tipo di tumore il numero assoluto dei traenti beneficio era il prodotto di (a) il numero totale delle persone con quel tipo di tumore; (b) la proporzione o sottogruppo (sottogruppi) di quel tipo di tumore che mostrava un beneficio; (c) l’incremento in percentuale nella sopravvivenza a distanza di 5 anni dovuto alla sola chemioterapia citotossica. Il contributo totale era la somma dei numeri assoluti che mostravano un beneficio nella sopravvivenza a distanza di 5 anni, espressa come percentuale del numero totale per ognuno dei 22 tipi di tumore.
Risultati: Il contributo totale della chemioterapia citotossica curativa o coadiuvante alla sopravvivenza a distanza di 5 anni negli adulti è stato stimato essere il 2,3% in Australia e il 2,1% negli USA.
Conclusione: Visto che il tasso di sopravvivenza a distanza di 5 anni nei casi di tumore è oggi più del 60% in Australia, è evidente che la chemioterapia citotossica fa soltanto un minimo contributo alla sopravvivenza nei casi di tumori. Per giustificare il finanziamento e la disponibilità della chemioterapia citotossica in futuro, urge una valutazione rigorosa della relazione costo-beneficio e dell’impatto sulla qualità della vita.
Fonte: Morgan, G. et al. (2004) Clinical Oncology 16, 549-560
http://www.ncbi.nlm.nih.gov/pubmed/15630849
http://www.medicinetradizionali.com/archivio/effettichemio.pdf
Tamoxifene, terapia post ablazione seno con carcinoma
SEATTLE - Dopo decenni di utilizzo della chemioterapia per sconfiggere le cellule tumorali, uno studio del Fred Hutchinson Cancer Research Center di Seattle potrebbe segnare la svolta per sperimentare definitivamente cure alternative. Secondo quanto riportato sulla rivista Nature, la chemioterapia potrebbe stimolare nelle cellule sane attorno a quelle tumorali la secrezione di una proteina che renderebbe immune in tumore ai trattamenti medici.
Lo studio è stato effettuato, in particolare, sulle cellule del cancro alla prostata dei tessuti di alcuni pazienti affetti da tumore. Le cellule sane attorno alla zona hanno presentato "evidenti danni nel Dna" e una maggiore produzione della proteina WNT16B, quella che favorisce la sopravvivenza delle cellule tumorali. Se questo risultato era "del tutto inatteso" dagli studiosi, come afferma il co-autore della ricerca Peter Nelson, da un lato conferma come i tumori, attaccati dalla chemioterapia, rispondano efficacemente in un primo momento per poi diventare più resistenti a trattamenti successivi.
Lo studio ha trovato conferma anche con i tumori al seno e alle ovaie: "I nostri risultati indicano che il danno nelle cellule benigne può direttamente contribuire a rafforzare la crescita 'cinetica' del cancro". Da qui, la necessità di una cura alternativa e una proposta da parte degli studiosi di Seattle: "Per esempio un anticorpo alla WNT16B, assunto durante alla chemio, potrebbe migliorane la risposa uccidendo più cellule tumorali. In alternativa si potrebbero ridurre le dosi della chemio".
fonte: www.leggo.it
Questa affermazione rispecchia l'esperienza dell'inutilità della chemio nei tumori solidi (progressi invece sono statti fatti nei tumori liquidi - leucemie).
Per approfondire: Chemioterapia del cancro - insuccesso ed inganno
Negli anni 90 il clinico Grosshadern di Monaco - Baviera fece uno studio di predizione dell'efficacia dei chemioterapici con organi umani in laboratorio. Risultati molto deludenti. Trovarono invece una buona risposta alla Procaina (anestetico locale di vecchia data). In effetti noi offriamo flebo di procaina-bicarbonbato con indicazione in tanti disturbi (reumatismi, vertigini, parestesie, acufeni, dolori vari ecc.) collegati con il sistema acido-base.
Purtroppo, come al solito, i risultati sono spariti dalla discussione scientifica dopo pochissimo tempo!!
Chemioterapia del cancro - insuccesso ed inganno
Mi hanno chiamato a dare la mia opinione sul procedimento applicato fin ad ora a un paziente con una neoplasia metastatizzante. Lui ormai non sta quasi più in piedi. Il motivo di pubblicare qui quest'esperienza è: 2 mesi fa stava bene nonostante il tumore. Gli si propose una chemioterapia che non avrebbe dovuto avere effetti collaterali di rilievo. O qui siamo incoscienti al massimo o diavoli!!
Perché chi è di buona fede, chi si aggiorna, chi ragiona in modo davvero scientifico, chi quindi usa gli strumenti per un'ampia conoscenza del mondo e del suo mestiere - la medicina - chi non ha i paraocchi dell' indottrinato, del dipendente, dell'arcaico, per cui c'è sempre solo una versione della realtà e della verità, per chi merita essere "laureato" e chi ha un diritto legittimo di occuparsi della vita umana, non può non prendere atto dello scempio, che sta succedendo nella farmacologia, nella vaccinazione e nella chemioterapia, campi di interessi economici, spesso senza alcun beneficio per l'umanità, crudeli e disumani.
Purtroppo la realtà medica dà proprio quest'impressione. Il medico "normale" prescrive, consiglia ed applica in genere esattamente questi prodotti.
I motivi sono tanti.
Mica sono tutti delinquenti. Ma evidentemente non sono scienziati, che il medico dovrebbe essere, non sono aggiornati, come il medico dovrebbe provare, non hanno quello scetticismo, quella riservatezza dovuta in confronto del nuovo, della pubblicità dell'industria farmacologica ecc., atteggiamento dovuto del medico con amore e responsabilità per il suo paziente.
Ma ci sono anche altri medici, che si difendono, che scoprono, che migliorano.
Fra questi sono per esempio i soci dell'associazione tedesca della "medicina d'esperienza" che organizza ogni anno a Novembre a Baden-Baden il suo congresso.
Fa parte di quest'avvenimento il congresso della "terapia biologica adiuvante del cancro" .
Negli ultimi anni, questo congresso iniziava regolarmente con la relazione dell'insuccesso e dell'inganno della chemioterapia del cancro, basata sull'articolo dello Spiegel (settimanale tedesco) pubblicato nell'autunno 2004 e intitolato "Cura di veleni senza utilità". Il relatore ormai in modo abituale di solito chiedeva scusa per l'apparente mancanza di serietà e importunità di riferire in base ad informazioni prese dalla stampa divulgativa, ma purtroppo lo "Spiegel" avrebbe colpito il nocciolo della questione, mentre le riviste mediche spesso pubblicano statistiche artefatte ed ingannevoli.
L'articolo illustra lo studio di un epidemiologo tedesco che lavora presso la clinica universitaria di Monaco di Baviera, Dieter Hoelzl.
Hoelzl ha esaminato i dati relativi a migliaia di pazienti curati nel corso degli anni negli ospedali di Monaco, soffermandosi - per l'intento della sua ricerca - sulle diagnosi di cancro metastatico (quarto stadio) ai seguenti organi: mammella, prostata, polmoni, intestino/colon. Per ciascun gruppo, Hoelzl ha elaborato il valore di sopravvivenza mediana, che è un concetto diverso dalla sopravvivenza media.
Stabilire il valore mediano significa trovare il numero che fa da spartiacque: in pratica, la metà dei pazienti è sopravvissuta meno di questo valore mediano, mentre l'altra metà è sopravvissuta più a lungo.
I risultati, come prevedibile, sono sconfortanti. Tra il 1978 e il 2002 non è riscontrabile alcun progresso! Le minime variazioni che esistono (e, peraltro, la sopravvivenza per cancro al seno e alla prostata è addirittura diminuita), secondo Hoelzl non sono significative e vanno imputate semplicemente al caso.
Riassumo i risultati qui di seguito (sopravvivenza mediana da diagnosi di cancro metastatico trattato chemioterapicamente):
Mammella
1978 - 1986: 24 mesi
1987 - 1993: 23 mesi
1994 - 2002: 22 mesi
Prostata
1987 - 1993: 19 mesi
1994 - 2002: 18 mesi
Polmone
1978 - 1986: 5 mesi
1987 - 1993: 5 mesi
1994 - 2002: 6 mesi
Intestino/colon
1978 - 1986: 12 mesi
1987 - 1993: 14 mesi
1994 - 2002: 14 mesi
Conclusione dell'autore dell'articolo: "I progressi nella chemioterapia sembrano limitati alla riduzione delle sofferenze causate dalla chemioterapia stessa."
Dedicato a tutti gli oncologi che ci propinano favolette sugli "enormi progressi" fatti dalla chemioterapia nel corso degli anni.
Do un esempio, quanto può essere fuorviante un risultato statistico : se di un gruppo di pazienti di numero non rilevante prima è sopravvissuta una persona e dopo una terapia innovativa 2, il successo statistico della terapia è del 100%.
Inserisco il link all'articolo originale, per gli utenti che conoscono la lingua di Goethe:
Der Spiegel: la verità sulla chemioterapia
Tumore al seno: l’effetto indesiderato accorcia la vita
la clinica: Biomed vicino a Stoccarda (D) è l'esempio emblematico, che cancro si può trattare anche in modo degno! Ho avuto tanti pazienti ricoverati da loro, tutti contenti, sentendosi accolti, le terapie attivanti con reazioni sostenibili, consigli per la vita futura e per il medico curante utili ecc. Una delle basi terapeutiche è la ipertermia generalizzata in associazione con svariati altri metodi, addirittura chemioterapie a basso dosaggio e tossicità sopportabile. Un concetto logico, valido, umano !!
Salute: Chemioterapia l’amara verità
I processi ossidativi, legati alla presenza dei radicali liberi, sono coinvolti nella promozione e nello sviluppo del cancro. La causa principale del meccanismo di stress ossidativo sono i radicali liberi, cioè sostanze con elevata reattività chimica. Gli organismi viventi tendono a mantenere costante la concentrazione di questi agenti ossidanti per poter garantire i normali processi biologici.
Sulla base degli studi del Dott. Pantellini, siamo convinti che lo stress ossidativo danneggi inizialmente le strutture della membrana cellulare, in particolare l’ATP-asi sodio/potassio (la cosiddetta pompa Na/K). Questo fatto comporta una depolarizzazione (inizialmente lieve) ed una sempre maggiore alterazione del meccanismo di trasporto attivo di questi due elettroliti che hanno funzioni molto diverse ma fondamentali nell’economia cellulare (uno, il potassio, regolatore principale dei processi metabolici intracellulari, attraverso la salificazione reversibile dei gruppi amminici ed imminici di enzimi e proteine in ambiente lievemente acido, e l’altro, il sodio, regolatore principale della riserva alcalina dell’organismo a livello extracellulare, con salificazione reversibile dei gruppi carbossilici di enzimi e proteine in ambiente lievemente basico). In tal modo abbiamo una sempre maggiore modificazione dell’ambiente acido-base e delle reazioni di ossido-riduzione fra le molecole citoplasmatiche.
Siamo convinti che questo fatto costituisca il meccanismo di innesco per la mutazione della cellula in senso cancerogeno. Infatti, studi pubblicati negli anni ‘30 da parte di Moraveck e Kishi in relazione al sarcoma di Rous, hanno evidenziato che la cellula neoplastica è carente di potassio e ricca di sodio con uno sbilanciamento nel rapporto che cresce all’aumentare della degenerazione cellulare.
Questo fatto sembra essere un denominatore comune in tutte le patologie neoplastiche, verificabile anche attraverso un’attenta valutazione dei 4 elettroliti ematici (sodio, calcio, potassio, magnesio).
Il meccanismo descritto risulta molto pericoloso per la cellula, in quanto:
Questi processi inducono una modificazione nella respirazione cellulare, con riduzione della fosforilazione ossidativa ed aumento sostanziale della glicolisi. Viene incrementata anche la produzione di acido lattico formato per riduzione dal piruvato. Inoltre, lo stesso piruvato è un inibitore dell’entrata in fase S della mitosi e la sua costante diminuzione nel citoplasma (per conversione in acido lattico) rimuove tale blocco sulla mitosi, spingendo la cellula verso una proliferazione incontrollata.
Abbiamo quindi una modificazione del pH intracellulare, che tende a diventare lievemente alcalino, e della stessa respirazione cellulare con una sostanziale modifica del ciclo di Krebs.
L’insieme di questi fatti tende a tradursi in una alterazione di forma e d’azione delle proteine e degli enzimi citoplasmatici, portando ad una polimerizzazione dell’RNA e con un trasferimento di informazioni non corrette fra “periferia” e “centrale operativa” (DNA). In tal modo arriviamo alla mutazione del DNA nucleare ed alla cancerogenesi.
In conclusione, l’ulteriore ipotesi di lavoro su cui stiamo lavorando è che la degenerazione non nasca da un danno diretto sul DNA nucleare ma da un problema nel citoplasma, cioè il danno avverrebbe a livello periferico (membrana cellulare). Questo significherebbe che realmente il funzionamento del DNA può essere fortemente influenzato dalle varie componenti dallo stesso ambiente cellulare oltreché dai segnali cellula-cellula.
Dall’esperienza e dai dati del Dott. Pantellini prima e della Fondazione Pantellini adesso, l’ascorbato di potassio con ribosio sembra interferire in modo importante con questo processo, proteggendo la cellula contro lo stress ossidativo e limitando il meccanismo di proliferazione incontrollata.
L’azione del composto è legata alle caratteristiche del potassio (catione guida e regolatore metabolico a livello intracellulare) ed all’azione di “carrier” della vitamina C (svolge nel caso specifico una funzione simile a quella della pompa sodio/potassio come conseguenza della sua struttura eterociclica).
L’immissione di potassio all’interno di una cellula cancerosa può indurre (per affinità chimica) la corrispondente fuoriuscita di sodio (e quindi del glucosio) dall’ambiente intracellulare. In questo modo possiamo ottenere:
Il ribosio svolge un ruolo importantissimo nel metabolismo cellulare ed è lo zucchero che è implicato più direttamente nella sintesi dei nucleotidi. È il precursore fondamentale nella biosintesi dell’RNA e dell’adenosina (componente essenziale nella produzione di ATP e nell’ATP-asi sodio-potassio, la cosiddetta pompa Na/K) e, nella forma deossiribosio, nella sintesi del DNA.
Il nostro corpo è in grado di sintetizzare il ribosio ma in determinate condizioni questo processo di sintesi può essere limitato o, peggio, danneggiato (questo fatto era già stato messo in evidenza in lavori scientifici pubblicati negli Stati Uniti negli anni ‘50).
Quando viene assunto oralmente, viene metabolizzato e non interferisce (almeno ai dosaggi che la Fondazione Pantellini consiglia) con la glicolisi.
L’impiego del ribosio a bassa concentrazione rispetto alla quantità di acido ascorbico è legato alla sua potenziale attività catalitica per velocizzare il processo di assorbimento di potassio nel citoplasma cellulare, anche perché non segue il destino della vitamina C (dopo pochissime ore dall’assunzione si trasforma in acido ossalico e se ne va dall’organismo per via renale) ma si “consuma” in modo diverso.
Inoltre, l’ascorbato di potassio può operare efficacemente anche a livello di prevenzione avendo l’obiettivo di mantenere costanti i livelli intracellulari di potassio. L’assunzione preventiva di ascorbato di potassio ha quindi l’obiettivo di “proteggere” la cellula dal rischio di degenerazione.
L’assunzione preventiva del composto negli adulti, in linea generale, ne prevede la somministrazione di una dose al giorno, la mattina a digiuno (salvo diversa indicazione sulla base dei parametri ematochimici).
In presenza di patologia oncologica, in linea generale, si consiglia la somministrazione di tre dosi giornaliere (la mattina a digiuno, 15 minuti prima di colazione, e 45 minuti prima di pranzo e cena). È sempre opportuno che venga fatta una valutazione da personale competente per suggerire le dosi più idonee caso per caso.
Dr. Guido Paoli
Responsabile Scientifico
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