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Farmaci

Alimentazione grassa - colpa di malattia?

A seguire la pubblicità, relazioni mediche e anche l'insegnamento universitario il colpevole della malattia cardio - vascolare è conosciuto e definito: il grasso. 

Consiglio ubiquitario: ridurre i grassi nell'alimentazione e prendere addirittura pillole contro i grassi cattivi nell'organismo. 

Purtroppo chi riduce i grassi in quello che mangia ha fame e cosa mangerà? Carboidrati: pane, pasta, dolci e frutta a palate. 

Ha un vantaggio per la sua salute? Tutt'al contrario: svilupperà obesità, diabete e appunta la malattia cardio - vascolare.

Come si spiega allora questo dilemma?

E' molto semplice:

Il postulato di ridurre i grassi a favore dei carboidrati è un falso!!

E' un falso creato tramite concussione e corruzione negli anni 60 da parte della multinazionale Coca - Cola.

L’industria americana dello zucchero ha pagato la cosiddetta "comunità scientifica" negli Anni 60, per diminuire il collegamento tra consumo di zucchero e problemi cardiaci, spostando così l’attenzione sui grassi saturi.

Lo rivela un articolo di Stanton Glantz della University of California di San Francisco che è venuto in possesso di alcuni documenti che ha pubblicato su JAMA una verità sconvolgente: la lobby dello zucchero avrebbe pilotato per più di cinquant’anni studi sul ruolo dell’alimentazione sui problemi cardiovascolari.

I documenti rivelano che nel 1967 l’associazione Sugar research foundation, oggi Sugar Association, corruppe, con 50 mila dollari ciascuno, tre ricercatori di Harvard per pubblicare un’analisi sullo zucchero e sui grassi in rapporto alla salute del cuore. Sia gli scienziati coinvolti nello scandalo che i membri dell’associazione non sono più vivi.

I documenti fanno riferimento ad avvenimenti accaduti quasi 50 anni fa, ma sono importanti anche oggi perché il dibattito sul ruolo degli zuccheri e del grasso è ancora molto acceso: per decenni la comunità scientifica ha spinto il consumo di cibi con pochi grassi, ma ricchi di zuccheri, che hanno aumentato il numero di obesi.

Anche recentemente ci sono stati dei tentativi per sminuire il ruolo degli zuccheri nel rischio cardiovascolare. Il New York Times, proprio nel 2015 ha scoperto che la Coca Cola aveva finanziato, con milioni di dollari, ricerche su questo tema. Un’inchiesta dell’Associated Press di qualche mese fa ha dimostrato che delle industrie alimentari avevano finanziato uno studio che dimostrasse come i bambini che mangiano caramelle pesano meno degli altri.

fonte: http://www.cardiotool.net/2016/09/lobby-dello-zucchero-pago-studi-per-dare-la-colpa-ai-grassi/

 Conclusione: quando tuonano e citano continuamente la "comunità scientifica", organo indipendente, serio e orientato unicamente ai fini della salute pubblica (??), state attenti perché esiste purtroppo la connivenza fra Big Pharma e scienza, perché la seconda è il meccanismo attraverso il quale la prima riesce a creare i suoi prodotti , i quali a prescindere di utilità e valore innanzitutto devono creare profitti. 

il colesterolo - l'inganno industriale

In base ad un report del Journal of the American Medical Association Internal Medicine (JAMA), negli anni '60 un'associazione incaricata di difendere gli interessi dei produttori di zucchero avrebbe pagato alcuni scienziati per minimizzare i rischi per il cuore derivanti dal consumo di zucchero, puntando invece il dito contro i grassi. 

In questo modo cominciò il lavaggio del cervello di tutta la popolazione mondiale inclusi università, medici e chi è portavoce di conoscenze, ai fini di sostenere che il grasso sia il nemico no. 1 nell'alimentazione.

Ben presto si associò l'industria farmacologica con l'invenzione del colesterolo, da abbattere con insistenza, presunto motivo per la malattia cardio-vascolare, causa di morte principale nei paesi industrializzati. Uscivano studi (pseudo) scientifici senza fine per avvalorare questa tesi, di cui neanche una dopo tanti anni ha potuto accertare con rigore il quesito.

Ad oggi si vendono ancora a palate le statine, farmaci destinati ad abbassare i livelli di colesterolo nel sangue, che per questa  loro efficacia non hanno diminuito il numero dei malati in merito alla prevenzione primaria, cioè assumendoli in via di prevenzione per non ammalarsi affatto  a livello di cuore e vasi, mentre nella prevenzione secondaria un lieve effetto terapeutico ci sembra essere. Vuol dire che soggetti già affetti di alterazioni arteriosclerotiche nei vasi traggono un effetto benefico se pur modesto dell'assunzione delle statine, ma non dovuto all'abbassamento del colesterolo ma perché questi farmaci hanno un effetto diretto sulla parete vascolare con un meccanismo antiossidante da paragonare alla vitamina C.

 Riporto qui un'intervista con il dottor Michel de Lorgeril ,cardiologo e ricercatore al CNRS, che è convinto dell'assoluta inutilità delle statine  e dell'inganno con la tesi del colesterolo:

Secondo lui, far abbassare il colesterolo non serve a niente, buono e cattivo non avrebbe alcun senso e le statine sarebbero addirittura inutili.
In breve secondo lui, il colesterolo permetterebbe soprattutto alle industrie di fare un sacco di soldi…Ecco di seguito l’intervista completa da lui rilasciata:


1. Colesterolo redditizio per i laboratori


D: Perché il colesterolo è così diffamato?
R: Dr. Michel de Lorgeril: “Il colesterolo è diventato il nemico numero uno nella prevenzione delle malattie cardiovascolari, perché fa comodo a tutti. Gli interessi economici in gioco sono enormi, soprattutto dopo l’arrivo delle statine. Le aziende farmaceutiche hanno fatto di gran lunga i loro conti. I farmaci anti colesterolo rappresentano uno dei più grandi affari del mercato mondiale.
Contribuiscono a oltre 1 miliardo di euro nel deficit della previdenza sociale.
Anche le industrie agroalimentari beneficiano di questo, con le loro margarine e yogurt presumibilmente anticolesterolo.
Interessa anche molti medici che così possono praticare una medicina per così dire sistematica”

2 . Colesterolo buono e cattivo “di altezza”
D: I termini buono e cattivo, o tasso normale che senso hanno?
R: Dr. Michel de Lorgeril: “Il concetto di colesterolo ‘buono’ e ‘cattivo’ è una panzana. Pure Walt Disney con la strega cattiva e la fata bella cercano di nascondere le debolezze della teoria del colesterolo. Vi sono studi clinici come Illuminate del 2007, che mostrano come l’aumento del colesterolo buono e l’abbassamento di quello cattivo non proteggono dalle malattie cardiovascolari! Quanto al tasso normale di colesterolo, si parla sempre di una media. Per i parametri biologici o fisiologici, ci sono le medie e delle differenze. Una persona può avere dei valori medi verso l’alto odei valori medi verso il basso, senza avere per questo un problema di salute. ”

3. I pericoli del colesterolo sono una credenza?
D: Perché siete contrari alla teoria comunemente accettata sui pericoli del colesterolo?
R: Dr. Michel de Lorgeril: “Secondo questa teoria, il colesterolo è tossico per le arterie. Rappresenterebbe la principale causa di infarti, ictus e complicanze cardiovascolari. Più il colesterolo aumenta e maggiore è il rischio. Viceversa più il suo tasso è basso e più il pericolo diminuisce. Alcuni fautori di questa teoria, raccomandano quindi di abbassare al massimo il colesterolo. Ma queste sono solo delle ipotesi senza validazione scientifica. Sono credenze indotte dalle industrie farmaceutiche e alimentari. E non hanno una base razionale. ”

4. Colesterolo e infarto: nessun rapporto?
D: Il colesterolo alto non è sinonimo di malattia cardiovascolare?
R: Dr. Michel de Lorgeril: “L’aumento del colesterolo non è di per sé una causa di problemi cardiovascolari. Esso può per contro essere letto come una alterazione dello stile di vita nei parametri biologici, vera e unica cause della malattie cardiovascolari. Chiaramente, il colesterolo è un semplice indicatore di rischio. Numerosi studi vanno in questa direzione. Dagli anni ’70, i dati mostrano che la mortalità cardiaca rimane generalmente la stessa, a prescindere dal livello di colesterolo nel sangue. Il nostro stile di vita e le nostre condizioni di esistenza, diminuiscono l’aspettativa e speranza di vita, non il colesterolo. ”

5. Far abbassare il colesterolo non serve a niente

D: Il livello di colesterolo non fornisce alcuna protezione?
R: Dr. Michel de Lorgeril: “No, far abbassare il tasso di colesterolo non serve a niente. Tutti gli studi clinici pubblicati dopo il 2005 sono stati negativi sulla questione. Il tasso di colesterolo si può ridurre con la dieta o l’assunzione di farmaci. Ma se contemporaneamente, lo stile di vita non cambia, il rischio rimane lo stesso. Se per esempio una persona continua a fumare, pensando di essere protetto dalla statina, essa andrà verso il disastro”

6. Statine: nessuna prevenzione
D: Le statine aiutano a proteggere dalle malattie cardiovascolari?
R: Dr. Michel de Lorgeril: “No, non forniscono alcuna protezione. Abbassano il colesterolo ma senza alcun effetto sulla mortalità. Molti studi su questi farmaci restano sospetti a causa del coinvolgimento delle industrie farmaceutiche.
Il programma ALLHAT del 2002, il solo sponsorizzato da istituzioni pubbliche indipendenti, non mostra alcuna protezione malgrado il colesterolo basso.
Tutti gli studi dopo il 2005 non mostrano alcun effetto sulla mortalità, a parte il recente e molto controverso studio Jupiter. Sul rischio di ictus, non c’è nessuna prova o dato scientifico dell’utilità delle statine. Stessa cosa nell’insufficienza cardiaca”

7. Gli effetti collaterali delle statine
D: Ci sono rischi per i pazienti che assumono le statine?
R: Dr. Michel de Lorgeril: “Le statine hanno numerosi effetti collaterali. Per le persone attive, sembrano influenzare la qualità della vita causando dolori muscolari e depressione.
A lungo termine, esiste anche un aumentato rischio di cancro, specialmente nelle persone con più di 60 anni. Lo studio PROSPER del 2002 mostra maggior incidenza di cancro e numero di morti per cancro nei pazienti che usavano la pravastatina, rispetto alle persone senza trattamento.
Attenzione però, i pazienti non devono interrompere il trattamento farmacologico senza prima parlarne con il loro medico.
Ma la prescrizione di statine sembra peggiore del sangue infetto in termini di numeri. Ben 7 milioni di francesi prendono questi farmaci inutilmente. ”

8. Le vere cause delle malattie cardiovascolari
D: Se il colesterolo non c’entra, cosa provoca gli infarti?
R: Dr. Michel de Lorgeril: “L’infarto viene quando c’è un’arteria coronaria completamente bloccata. Nella maggioranza dei casi, la causa è un coagulo di sangue. La formazione del coagulo dipende da tre fattori: l’aggregazione delle piastrine sanguigne, la coagulazione e la fibrinolisi, un meccanismo anti coagulo. Il colesterolo interviene in uno di questi fenomeni.
Quanto alle lesioni aterosclerotiche, esse intasano le arterie in parte, ma mai completamente. Il colesterolo rappresenta al massimo il 10% di queste lesioni. Quindi 10% di una parziale ostruzione, che non è essa stessa responsabile dell’infarto.

9. Come proteggere il cuore e le arterie
D: Quali misure dovrebbero essere prese per proteggersi dalle malattie cardiovascolari?
R: Dr. Michel de Lorgeril: “Tutte le malattie cardiovascolari sono malattie legate allo stile di vita. Da qui l’importanza di agire in particolare su tre fattori: fumo, esercizio fisico e dieta.
Chiaramente, non fumare e cercare di respirare aria pulita. Si dovrebbe anche effettuare una adeguata attività fisica.
Per l’alimentazione, la dieta mediterranea ha dimostrato la sua efficacia clinica. In sintesi, una dieta ricca di cereali non raffinati, frutta e legumi freschi, legumi secchi, noci e frutta essiccata, olio d’oliva e erbe aromatiche.

10. Perché il mondo medico rimane in silenzio
D: Perché molti medici non condividono i loro dubbi sul colesterolo e statine?
R: Dr. Michel de Lorgeril: “In primo luogo, non hanno accesso ai media. Ma se molti medici non dicono nulla, è anche per paura. Uno dei più grandi epidemiologi mondiali ha appena letto il mio lavoro sullo studio Giove, che riguarda l’uso preventivo delle statine. Ha detto che approva e mi sostiene. Ma si rifiuta di co-firmare il mio articolo. Il motivo: l’università per cui lavora ha contratti con l’industria farmaceutica…
Per quanto riguarda i medici di base, molti non hanno il coraggio di esprimere i loro dubbi a pazienti per paura di essere criticati dal cardiologo dell’ospedale. ”

fonte: http://it.ibtimes.com/usa-lobby-dello-zucchero-pago-scienziati-taroccare-delle-ricerche-1465525#

 

Farmaci contro il bruciore e chimica

 La cura di elezione ad oggi di bruciore dello stomaco e gastrite  è l’utilizzo degli inibitori di pompa protonica “PPI”, dove la loro assunzione giornaliera nel 2003 era di 2 persone su 100; ed oggi si è arrivati a 7,5 su 100. Essi sono destinati a ridurre la produzione di acido muriatrico nello stomaco. La reazione chimica che nelle cellule gastriche comporta la riduzione dell'HCL  frena  nello stesso passo anche la liberazione di bicarbonato (HCO3-) .

Questi farmaci assunti continuativamente sono molto tossici  avendo come reazione collaterale peggiore a lungo termine il depauperamento di bicarbonato, sostanza più importante nell'organismo per sostenere il bilancio acido - base !! 

Nozioni di  chimica :

All’interno della cellula parietale avviene una reazione tra anidride carbonica ed acqua.Questa reazione è resa più veloce dalla presenza dell’enzima anidrasi carbonica e ha come prodotto H2CO3. 
L’ H2CO3 successivamente si dissocia in ioni bicarbonato (HCO3-) e protoni (H+). La dissociazione avviene poiché sul versante luminale della membrana è presente la pompa H+/K+ che espelle nel lume gastrico H+ in scambio di ioni K+ che invece entrano nella cellula parietale (per poi fuoriuscirne subito per diffusione semplice dovuta a gradiente di concentrazione).Quindi gli ioni H+ sono prodotti in questo modo. 
Sul versante basale della cellula parietale vi è uno scambiatore HCO3-/Cl-.Questo pompa HCO3 nell’interstizio in scambio con ioni Cl- che entrano nella cellula parietale. Gli ioni cloro poi escono dalla cellula parietale dal lato luminale per gradiente di concentrazione e per gradiente elettrico e,una volta nel lume gastrico,reagiscono con gli ioni H+ per dare HCl. 
Per quanto riguarda il destino degli ioni HCO3- che finiscono nell’interstizio ,qui reagiscono con ioni Na+ a dare NaHCO3, innalzando il pH ematico e dando origine alla cosiddetta “marea alcalina postprandiale”.

La deplezione del bicarbonato è una della cause principali dell'avvio di malattie croniche, costituendo il metabolismo acido-base uno degli elementi fondamentali  dell'omeostasi ovvero del controllo della garanzia e della continuazione dell'attività di base dell'organismo vivente. 

Farmaci steroidei - il cortisone

Il cortisone nelle sue varie preparazioni e potenze sono farmici molto utili per malattie gravi con il rischio di morte anticipata quali asma bronchiale, malattie autoimmunitarie, reumatisimi ecc. Altresì importanti è il loro impiego in forma di iniezioni mirate a.e. per trattare infiammazioni locali, ernie discali ecc.

Ciò che si nota però da qualche anno è l'abuso indiscriminato degli steroidi per soppressioni di sintomi minori e addirittura associati ad antibiotici nella cura di malattie infettive, rischiando infatti la distruzione dell'immunità e la cronicizzazione silente di ogni forma di attacco microbico.


Riassunto del Cortisone e dei suoi effetti collaterali:
I farmaci cortisonici sono dei farmaci antinfiammatori utilizzati per trattare numerose malattie ad andamento acuto e cronico: malattie dell’apparato respiratorio, allergie, infiammazioni. In realtà non viene curato nulla  ma si sopprime il sintomo. Infatti il cortisone penetra nelle cellule riducendo la produzione delle molecole che causano le infiammazioni ed agendo sulla sintesi del DNA cellulare.

IL FALSO MITO DELLA MEDICINA MODERNA

Tutta la medicina ufficiale si basa sulla convinzione che quello che accade al corpo è sempre sbagliato e frutto di un errore e quindi bisogna agire e cambiare i meccanismi per ritornare allo stato della mancanza di sintomi, dell'inutilità di dover badare alla propria salute . Purtroppo questo è falso per due motivi:

1) il corpo è un entità autoregolante, un sistema che generalmente vive in adattamento ed elaborazione di forze interne ed esterne

2) lo stato di piacere o assenza di dolore raggiunto dai medicinali non è nient’altro che un anestesia, un addormentamento del corpo, non è una guarigione!

RIDUCE LA PRODUZIONE DEL NATURALE CORTISOLO

Il cortisone è un farmaco simile al cortisolo: un ormone normalmente prodotto dalle nostre ghiandole surrenali in situazioni di stress. La sua somministrazione dall’esterno determina, come per qualsiasi altro ormone, una regolazione negativa (bio-feedback) nei confronti del cortisolo endogeno, con conseguente riduzione della produzione ormonale. Il cortisolo modula le reazioni infiammatorie e l’attività del sistema immunitario, e quindi se questo ormone comincia a mancare gli effetti saranno molto evidenti.

EFFETTI COLLATERALI DEI FARMACI CORTISONICI

Il loro effetto si manifesta molto rapidamente e gli effetti collaterali non sono assolutamente da sottovalutare.
Questi effetti collaterali sono causati per dosi elevate del farmaco e per terapie prolungate superiori a 1 -2 settimane , ma anche per terapie ricorrenti di breve durata.

– Deprime e indebolisce il sistema immunitario
- Osteoporosi, in particolare a dosaggi elevati e/o per tempi prolungati, può indurre perdita di massa ossea con un aumento del rischio di frattura
- Iperglicemia e rischio di diabete
– Disfunzioni sessuali
– Ipertensione
– Leucopenia
– Depressione
– Malattie cardiocircolatorie
– Obesità
– Ovaio policistico
– Ulcera ed emorragia gastrica, rischio che aumenta se assieme al cortisone vengono assunti anche farmaci a base di Ibuprofene (come il "Moment")
- Insonnia
– Acne
– Sbalzi d’umore
- Ritarda la crescita nei bambini

- altro

CONCLUSIONE:

Come in tutta la farmacologia vale anche per il cortisone, che un uso appropriato porta benefici inauditi nella cura di malattie che altrimenti non sarebbero controllabili. Ma il suo abuso è una delle piaghe maggiori della medicina convenzionale, causa esso stesso di malattie croniche e degenerazioni di ogni genere. Quello che ci vuole è la saggezza della MEDICINA INTEGRATIVA !!

Il farmaco - dipendenza, pseudofede, consumismo

La gente comune dei paesi occidentali possiede un atteggiamento acritico in confronto del farmaco, quasi una fede nelle possibilità della chimica di aggiustare i suoi disturbi quotidiani. La pubblicità e l'indottrinamento dei media negli ultimi 30 anni hanno avuto un completo successo nello stravolgere la cultura tradizionale dei paesi ed di rendere la gente comune passivi consumatori acritici e succubi.

Il farmaco è un bene culturale, che, scelto e dosato con    oculatezza può servire tantissimo. Ma deve rimanere solo una parte dello spettro terapeutico globale e non gli spetta il ruolo predominate dei tempi di oggi. 

È un bene culturale, il farmaco. Quello che va criticato, l'abuso, la mala indicazione, la falsa fede di dover ricorrere a un farmaco ad ogni problema.

Il farmaco fa parte anche della medicina integrativa, ma in modo sensato ed integrato in un concetto di salute più ampio.

Altro motivo per questo deterioramento mentale, il consumismo sfrenato di farmaci, della dipendenza dal concetto del farmaco stesso,  è la contestualità storica negli anni 50 - 60 del secolo scorso del boom economico, accompagnato da forte positività emozionale delle persone, con la comparsa appunto di medicinali, che promettevano di ridurre fastidi, di poter indisturbatamente partecipare alla vita della società senza doversi occupare della propria salute, ecc . Questi ricordi sono fermamente ancorati nella filosofia del popolo e restii ad ogni discussione, ogni richiamo a cautela e criticità in confronto di uso ed abuso di farmaci, tant'è vero, che il medico che cerca di frenare il consumo farmacologico del paziente, viene da esso considerato poco efficiente e antidiluviano. Contano nemmeno i risultati recenti, che dimostrano quanto siano stati sbagliate certe terapie, quanto siano stati gli effetti indesiderati e quanto si siano dimostrati obsoleti certi farmaci sviluppati in quell'epoca. 

Persino gente che sembra essere cosciente, moderno ed informato spesse volte cede alla seduzione dell'effetto immediato dell'antidolorifico, delle promesse della chemioterapia e quant'altro. La mente umana evidentemente è più influenzata da preconcetti emozionali che da ragionamenti, analisi, prove scientifiche ecc. L'industria questo lo sa!!

Quest'analisi rientra in una valutazione più generica e aiuta svelare, quanto l'emozionalità determina l'assorbimento e ancoraggio di nozioni, idee e verità presunte tali. E' infatti estremamente difficile anche per il soggetto intellettuale di essere assolutamente consapevole e di non cadere nella trappola della propria emozionalità, del colorito dei ricordi dei fenomeni paralleli, che influenzano la percezione. 

Antibiotici nelle infezioni respiratorie acute

 

Il ricorso agli antibiotici nelle infezioni respiratorie acute è abituale, ma è veramente necessario? In questo studio realizzato in UK sono stati esaminati 900 pazienti (età media ≥ 3 anni) curati nell'ambulatorio di medicina generale per infezione respiratoria acuta.

Circa un terzo dei soggetti ha ricevuto immediatamente una prescrizione antibiotica, mentre i rimanenti 2/3 sono stati sottoposti ad una delle seguenti opzioni:

 

  • invito a ricontattare il medico curante per telefono per sapere se iniziare l'antibiotico;
  • prescrizione postdatata di antibiotico;
  • prescrizione dell'antibiotico ma invito a non acquistarlo immediatamente;
  • prescrizione dell'antibiotico ma invito a non utilizzarlo subito;
  • nessuna prescrizione di antibiotico.

Il follow-up è stato di circa un mese, in cui, in base ad un'analisi intent-to-treat, la gravità dei sintomi e la loro durata (mediamente 3-4 giorni) non sono risultate differenti tra i vari gruppi, compreso quello con prescrizione ed uso immediato di antibiotico.

In tutti i gruppi la soddisfazione dei pazienti o dei genitori dei piccoli pazienti è stata dell'85%, la convinzione dell'utilità dell'antibiotico di circa il 70%, la richiesta di un controllo medico dopo un mese di circa il 13%.

Invece l'uso dell'antibiotico è stato molto più frequente (97% dei pazienti l'ha utilizzato immediatamente), ottenendo gli stessi risultati di quelli che non l'hanno utilizzato o l'hanno utilizzato solamente in un secondo tempo.

 

Il commento a questo articolo:

Lo studio ha ottenuto in pratica che circa il 60% dei pazienti non utilizzasse un antibiotico o perlomeno non lo utilizzasse immediatamente, ottenendo gli stessi risultati in termini di sintomi e di guarigione.

Questo non fa che confermare quanto già noto, e cioè che la maggior parte delle infezioni respiratorie acute è di origine virale, per cui il ricorso all'antibiotico dovrebbe essere evitato, per lo meno nei primi 3-4 giorni di malattia. Purtroppo la paura del paziente (e del medico) spesso condizionano il trattamento.

Statine e cataratta

Finalmente studi critici contro la prescrizione acritica, inutile e dannosa delle statine e la demonizzazione del colesterolo.
"... la scelta di prescrivere statine a pazienti che non ne hanno stretta necessità deve essere messa in discussione (ad esempio in pazienti con rischio cardiovascolare basso"

Statine e 
(JAMA Ophthalmology)
In base agli studi osservazionali finora pubblicati, non si è potuto pervenire ad una conclusione in merito all’eventuale aumentato rischio di cataratta conseguente all’uso di statine.

Utilizzando i dati raccolti tra il 2003 e il 2010 nel database sanitario di un sistema sanitario militare del Texas è stato condotto uno studio retrospettivo che ha coinvolto 6.972 utilizzatori di statine ed altrettanti non utilizzatori. I primi sono stati definiti come soggetti che avessero assunto statine per almeno 90 giorni consecutivi (la media è stata di circa 5 anni).

I confronti sono stati scelti in base a 44 variabili cliniche in comune associate o alla probabilità di essere trattati con statine o al rischio di sviluppare cataratta. Durante il follow-up di 6 anni il rischio di cataratta è stato di circa il 35.5% tra gli utilizzatori di statine e del 33.5% tra i non utilizzatori (differenza statisticamente significativa). Anche analizzando i dati di pazienti in cui il numero di comorbilità era minore la differenza si è mantenuta.

Il commento a questo articolo:
Lo studio è osservazionale e molto probabilmente uno studio randomizzato caso-controllo non verrà mai eseguito.

La struttura dello studio comunque è stata ben impostata, per cui la scelta di prescrivere statine a pazienti che non ne hanno stretta necessità deve essere messa in discussione (ad esempio in pazienti con rischio cardiovascolare basso).

Bibliografia:
Leuschen J et al. Association of statin use with cataracts: A propensity score–matched analysis. JAMA Ophthalmology 2013 Nov; 131:1427

La chemioterapia non è la soluzione del cancro

Riporto qui un articolo di Marcello Pamio – tratto da “Cancro Spa: leggere attentamente le avvertenze”, che afferma che la chemioterapia non è la soluzione del cancro, anzi almeno per quanto riguarda i tumori solidi, carcinomi e sarcomi, peggiora la loro prognosi.

"Poco nota al grande pubblico è la vasta ricerca condotta per 23 anni dal prof. Hardin B. Jones, fisiologo dell’Università della California, e presentata nel 1975 al Congresso di cancerologia presso l’Università di Berkeley. Oltre a denunciare l’uso di statistiche falsate, egli prova che i malati di tumore che NON si sottopongono alle tre terapie canoniche (chemio, radio e chirurgia) sopravvivono più a lungo o almeno quanto coloro che ricevono queste terapie. 
Il prof. Jones dimostra che le donne malate di cancro alla mammella che hanno rifiutato le terapie convenzionali mostrano una sopravvivenza media di 12 anni e mezzo, quattro volte superiore a quella di 3 anni raggiunta da coloro che si sono invece sottoposte alle cure complete.

Un’altra ricerca pubblicata su The Lancet del 13/12/1975 (che riguarda 188 pazienti affetti da carcinoma inoperabile ai bronchi), dimostra che la vita media di quelli trattati con chemioterapia è stata di 75 giorni, mentre quelli che non ricevettero alcun trattamento ebbero una sopravvivenza media di 120 giorni.
Se queste ricerche sono veritiere, una persona malata di tumore ha statisticamente una percentuale maggiore di sopravvivenza se non segue i protocolli terapeutici ufficiali.

Con questo non si vuole assolutamente spingere le persone a non farsi gli esami, gli screening e i trattamenti oncologici ufficiali, ma si vogliono fornire semplicemente, delle informazioni che normalmente vengono oscurate, censurate e che possono, proprio per questo, aiutare la scelta terapeutica di una persona.
Ma ricordo che la scelta è sempre e solo individuale: ogni persona sana o malata che sia, deve assumersi la propria responsabilità, deve prendere in mano la propria vita. Dobbiamo smetterla di delegare il medico, lo specialista, il mago, il santone che sia, per questo o quel problema.
Dobbiamo essere gli unici artefici della nostra salute e nessun altro deve poter decidere al posto nostro.
Possiamo accettare dei consigli, quelli sì, ma niente più.

I PERICOLI DELLA CHEMIOTERAPIA

Il principio terapeutico della chemioterapia è semplice: si usano sostanze chimiche altamente tossiche per uccidere le cellule cancerose.
Il concetto che sta alla base di questo ragionamento limitato e assolutamente materialista è che alcune cellule, a causa di fattori ambientali, genetici o virali, impazziscono iniziando a riprodursi caoticamente creando delle masse (neoplasie).
La Medicina perciò tenta di annientare queste cellule con farmaci citotossici (cioè tossici per le cellule). Tuttavia, questa feroce azione mortale, non essendo in grado di distinguere le cellule sane da quelle neoplastiche (impazzite), cioè i tessuti tumorali da quelli sani, colpisce e distrugge l’intero organismo vivente.
Ci hanno sempre insegnato che l’unica cura efficace per i tumori è proprio la chemioterapia, ma si sono dimenticati di dirci che queste sostanze di sintesi sono dei veri e propri veleni. Solo chi ha provato sulla propria pelle le famose iniezioni sa cosa voglio dire.

«Il fluido altamente tossico veniva iniettato nelle mie vene. L’infermiera che svolgeva tale mansione indossava guanti protettivi perché se soltanto una gocciolina del liquido fosse venuta a contatto con la sua pelle l’avrebbe bruciata. Non potei fare a meno di chiedermi: ‘Se precauzioni di questo genere sono richieste all’esterno, che diamine sta avvenendo nel mio organismo?’. Dalle 19 di quella sera vomitai alla grande per due giorni e mezzo. Durante la cura persi manciate di capelli, l’appetito, la colorazione della pelle, il gusto per la vita. Ero una morta che camminava».
[ Testimonianza di una malata di cancro al seno ]

Un malato di tumore viene certamente avvertito che la chemio gli provocherà (forse) nausea, (forse) vomito, che cadranno i capelli, ecc.
Ma siccome è l’unica cura ufficiale riconosciuta, si devono stringere i denti e firmare il consenso informato, cioè si sgrava l’Azienda Ospedaliera o la Clinica Privata da qualsiasi problema e responsabilità.
Le precauzioni del personale infermieristico che manipolano le sostanze chemioterapiche appena lette nella testimonianza, non sono una invenzione. L’Istituto Superiore di Sanità italiano ha fatto stampare un fascicolo dal titolo “Esposizione professionale a chemioterapici antiblastici” per tutti gli addetti ai lavori, cioè per coloro che maneggiano fisicamente le fiale per la chemio (di solito infermieri professionali e/o medici). Fiale che andranno poi iniettate ai malati.

Alla voce Antraciclinici (uno dei chemioterapici usati) c’è scritto che dopo la sua assunzione può causare: “Stomatite, alopecia e disturbi gastrointestinali sono comuni ma reversibili. La cardiomiopatia, un effetto collaterale caratteristico di questa classe di chemioterapici, può essere acuta (raramente grave) o cronica (mortalità del 50% dei casi). Tutti gli antraciclinici sono potenzialmente mutageni e cancerogeni”.

Alla voce Procarbazina (un altro dei chemioterapici usati) c’è scritto che dopo la sua assunzione può causare: “E’ cancerogena, mutagena e teratogena (malformazione nei feti) e il suo impiego è associato a un rischio del 5-10% di leucemia acuta, che aumenta per i soggetti trattati anche con terapia radiante”.

In un altro documento, sempre del Ministero della Sanità (Dipartimento della Prevenzione – Commissione Oncologica Nazionale) dal titolo “Linee-guida per la sicurezza e la salute dei lavoratori esposti a chemioterapici antiblastici in ambiente sanitario” (documento pubblicato dalle Regioni e Province Autonome di Trento e Bolzano) c’è scritto: “Uno dei rischi rilevati nel settore sanitario è quello derivante dall’esposizione ai chemioterapici antiblastici. Tale rischio è riferibile sia agli operatori sanitari, che ai pazienti”.
Qui si parla espressamente dei rischi per operatori e pazienti.

Il documento continua dicendo: “Nonostante numerosi chemioterapici antiblastici siano stati riconosciuti dalla IARC (International Agency for Research on Cancer) e da altre autorevoli Agenzie internazionali come sostanze sicuramente cancerogene o probabilmente cancerogene per l’uomo, a queste sostanze non si applicano le norme del Titolo VII del D.lgs n. 626/94 ‘Protezione da agenti cancerogeni’. Infatti, trattandosi di farmaci, non sono sottoposti alle disposizioni previste dalla Direttiva 67/548/CEE e quindi non è loro attribuibile la menzione di R45 ‘Può provocare il cancro’ o la menzione R49 ‘Può provocare il cancro per inalazione’”.

Quindi queste sostanze, nonostante provochino il cancro, non possono essere etichettate come cancerogene (R45 e R49) semplicemente perché sono considerate “farmaci”.
Questa informazione è molto interessante.
Andiamo avanti: “Nella tabella 1 [vedi sotto, ndA] è riportato un elenco, non esaustivo, dei chemioterapici antiblastici che sono stati classificati dalla IARC nel gruppo ‘cancerogeni certi per l’uomo’ e nel gruppo ‘cancerogeni probabili per l’uomo’. L’Agenzia è arrivata a queste definizioni prevalentemente attraverso la valutazione del rischio ‘secondo tumore’ che nei pazienti trattati con chemioterapici antiblastici può aumentare con l’aumento della sopravvivenza. Infatti, nei pazienti trattati per neoplasia è stato documentato lo sviluppo di tumori secondari non correlati con la patologia primitiva”.

Tabella 1
Cancerogeni per l’uomo: Butanediolo dimetansulfonato (Myleran) – Ciclofosfamide – Clorambucil – 1(2-Cloretil)-3(4-metilcicloesil)-1-nitrosurea (Metil-CCNU) – Melphalan – MOPP (ed altre miscele contenenti alchilanti) – N,N-Bis-(2-cloroetil)-2-naftilamina (Clornafazina) –

Tris(1-aziridinil)fosfinsolfuro (Tiotepa)

Probabilmente cancerogeni per l’uomo: Adriamicina – Aracitidina – 1(2-Cloroetil)-3-cicloesil-1nitrosurea (CCNU) – Mostarde azotate – Procarbarzina

Certamente si tratta di un elenco incompleto perché, sfogliando una trentina di bugiardini di chemioterapici, mancano diverse molecole cancerogene per ammissione stessa dei produttori.


In conclusione, il documento sulle “linee guida” riporta alla voce “Smaltimento”: “Tutti i materiali residui dalle operazioni di manipolazione dei chemioterapici antiblastici (mezzi protettivi, telini assorbenti, bacinelle, garze, cotone, fiale, flaconi, siringhe, deflussori, raccordi) devono essere considerati rifiuti speciali ospedalieri. Quasi tutti i chemioterapici antiblastici sono sensibili al processo di termossidazione (incenerimento), per temperature intorno ai 1000-c La termossidazione, pur distruggendo la molecola principale della sostanza, può comunque dare origine a derivati di combustione che conservano attività mutagena. È pertanto preferibile effettuare un trattamento di inattivazione chimica (ipoclorito di sodio) prima di inviare il prodotto ad incenerimento. Le urine dei pazienti sottoposti ad instillazioni endovescicali dovrebbero essere inattivate prima dello smaltimento, in quanto contengono elevate concentrazioni di principio attivo”.

Queste sostanze, che vengono sistematicamente iniettate nei malati, anche se incenerite a 1000°C “conservano attività mutagena”.
Ma che razza di sostanze chimiche sono mai queste?
La spiegazione tra poche righe.
L’amara conclusione, che si evince dall’Istituto Superiore di Sanità, è che l’oncologia moderna per curare il cancro utilizza delle sostanze chimiche che sono cancerogene (provocano il cancro), mutagene (provocano mutazioni genetiche) e teratogene (provocano malformazioni nei discendenti).
C’è qualcosa che non torna: perché ad una persona sofferente dal punto di vista fisico, psichico e morale, debilitata e sconvolta dalla malattia, vengono iniettate sostanze così tossiche?
Questo apparente controsenso – se non si abbraccia l’idea che qualcuno ci sta coscientemente avvelenando – si spiega nella visione riduzionista e totalmente materialista che ha la Medicina , ma questo è un argomento che affronteremo più avanti.

In Appendice sono stati pubblicati alcuni degli effetti collaterali (scritti nei bugiardini dalle lobby chimico-farmaceutiche che li producono) di circa trenta farmaci chemioterapici.
Uno per tutti: l’antineoplastico denominato Alkeran® (50 mg/10 ml: polvere e solvente per soluzione iniettabile che contiene come eccipiente: “acido cloridrico”) della GlaxoSmithKline. “Un alchilante analogo alla mostarda azotata”. Alchilante è un farmaco capace di combinarsi con gli elementi costitutivi della cellula provocandone la sua alterazione.
Dal bugiardino si evince che questa sostanza chimica (usata nei malati tumorali), oltre a provocare la leucemia acuta (“è leucemogeno nell’uomo”), causa difetti congeniti nella prole dei pazienti trattati.
Alla voce “Eliminazione”, viene confermato quanto riportato sopra: “L’eliminazione di oggetti taglienti, quali aghi, siringhe, set di somministrazione e flaconi deve avvenire in contenitori rigidi etichettati con sigilli appropriati per il rischio.
Il personale coinvolto nell’eliminazione (dell’Alkeran) deve adottare le precauzioni necessarie ed il materiale deve essere distrutto, se necessario, mediante incenerimento”.
Incenerimento, come abbiamo letto prima, alla temperatura di 1000-1200 gradi!

La spiegazione è che queste sostanze sono analoghe alle “mostarde azotate”.
Il sito del Ministero della Salute italiano, alla voce “Emergenze Sanitarie”, si esprime così: “Le mostarde azotate furono prodotte per la prima volta negli anni ’20 e ’30 come potenziali armi chimiche. Si tratta di agenti vescicatori simili alle mostarde solforate che si presentano in diverse forme e possono emanare un odore di pesce, sapone o frutta. Sono note anche con la rispettiva designazione militare HN-1, HN-2 e HN-3. Le mostarde azotate sono fortemente irritanti per pelle, occhi e apparato respiratorio. Sono in grado di penetrare nelle cellule in modo molto rapido e di causare danni al sistema immunitario e al midollo osseo (…) che si manifestano già dopo 3-5 giorni dall’esposizione, che causano anche anemia, emorragie e un maggiore rischio di infezioni. Quando questi effetti si presentano in forma grave, possono condurre alla morte”.

Per “curare” il tumore oggi vengono utilizzati degli ‘agenti vescicanti’: prodotti militari usati nelle guerre chimiche.
Anche se la ”guerra al cancro” viene portata avanti con ogni mezzo dall’establishment, ritengo che ci sia un limite a tutto.

Luigi De Marchi, psicologo clinico e sociale, autore di numerosi saggi conosciuti a livello internazionale, parlando con un amico anatomo-patologo del Veneto sui dubbi dell’utilità delle diagnosi e delle terapie anti-tumorali, si sentì rispondere: «Sì, anch’io ho molti dubbi. Sapessi quante volte, nelle autopsie sui cadaveri di vecchi contadini delle nostre valli più sperdute ho trovato tumori regrediti e neutralizzati naturalmente dall’organismo: era tutta gente che era guarita da sola del suo tumore ed era poi morta per altre cause, del tutto indipendenti dalla patologia tumorale».
«Se la tanto conclamata diffusione delle patologie cancerose negli ultimi decenni – si chiese Luigi De Marchi – in tutto l’Occidente avanzato fosse solo un’illusione ottica, prodotta dalla diffusione delle diagnosi precoci di tumori che un tempo passavano inosservati e regredivano naturalmente? E se il tanto conclamato incremento della mortalità da cancro fosse solo il risultato sia dell’angoscia di morte prodotta dalle diagnosi precoci e dal clima terrorizzante degli ospedali, sia della debilitazione e intossicazione del paziente prodotte dalle terapie invasive, traumatizzanti e tossiche della Medicina ufficiale. Insomma, se fosse il risultato del blocco che l’angoscia della diagnosi e i danni delle terapie impongono ai processi naturali di regressione e guarigione dei tumori?”.

Con quanto detto da Luigi De Marchi – confermato anche da autopsie eseguite in Svizzera su cadaveri di persone morte non per malattia – si arriva alla sconvolgente conclusione che moltissime persone hanno (o avevano) uno o più tumori, ma non sanno (o sapevano) di averli.
In questa specifica indagine autoptica (autopsie) fatta in Svizzera, ed eseguita su migliaia di persone morte in incidenti stradali (quindi non per malattia), è risultato qualcosa di sconvolgente:

- Il 38% delle donne (tra i 40 e 50 anni) presentavano un tumore (in situ) al seno;
- Il 48% degli uomini sopra i 50 anni presentavano un tumore (in situ) alla prostata;
- Il 100% delle donne e uomini sopra i 50 anni presentavano un tumore (in situ) alla tiroide.

Con tumore in situ s’intende un tumore chiuso, chiuso nella sua capsula, non invasivo che può rimanere in questo stadio per molto tempo e anche regredire.

Nel corso della vita è infatti “normale“ sviluppare tumori, e non a caso la stessa Medicina sa bene che sono migliaia le cellule tumorali prodotte ogni giorno dall’organismo.
Queste, poi, vengono distrutte e/o fagocitate dal Sistema Immunitario, se l’organismo funziona correttamente.
Molti tumori regrediscono o rimangono incistati per lungo tempo quando la Vis Medicratix Naturae (la forza risanatrice che ogni essere vivente possiede) è libera di agire.
Secondo la Medicina Omeopatica , la “Legge di Guarigione descrive il modo con cui tale forza vitale di ogni organismo reagisce alla malattia e ripristina la salute”.
Cosa succede alla Legge di Guarigione, al meccanismo vitale di autoguarigione, se dopo una diagnosi di cancro la vita viene letteralmente sconvolta dalla notizia del male?
E cosa succede all’organismo (e al Sistema Immunitario) quando viene fortemente debilitato dai farmaci?"
  
[1] Medicina kaput col mito del placebo?, Luigi De Marchiwww.luigidemarchi.it/innovazioni/educazione/articoli/01_medicinakaput.html
[2] Idem
[3] Conferenza “Medicalizzazione della vita e comunicazione sanitaria” del Dottor Gianfranco Domenighetti – già Direttore sanitario del Canton Ticino – tenuta il 22 novembre 2008 al VIII° Congresso nazionale di medicina omeopatica di Verona.
[4] “Approccio metodologico all’omeopatia”, Dottor Roberto Gava, farmacologo e tossicologo, ed. Salus Infirmorum, Padova
[5] “Il tradimento della medicina”, Alberto Mondini
[6] Idem
[7] Idem
[8] Per mutageno si intende ogni agente chimico o fisico che agisce sui cromosomi alterandone l’informazione genetica. Per cancerogeno si intende ogni sostanza capace di produrre il cancro.
[9] Gli alchilanti agiscono direttamente sul DNA di qualsiasi tipo di cellula senza specificità. Possono intervenire sulle basi del DNA oppure rompendo l’intera molecola di DNA o ancora bloccando la trascrizione o la duplicazione. L’azione principale di un alchilante consiste però nel formare un legame trasversale tra due eliche complementari di DNA che porta alla rottura della catena polinucleotidica. Quindi, il DNA viene danneggiato e non è più in grado di duplicarsi e completare la sintesi proteica.
[10] “Mostarde azotate”, “Emergenze”, tratto dal sito del Ministero della Salutehttp://uc6.asimantova.it/index.php?option=com_content&task=view&id=312&Itemid=54

Ricoveri tantissimi per effetti collaterali dei farmaci

Ci sono diverse buone ragioni per assumere il minor numero possibile di medicinali. Si chiama iatrogenesi la terza causa di morte negli Stati Uniti, dopo l’infarto ed il cancro, e sono morti causate dalle medicine, dai loro effetti collaterali, da cure sbagliate e così via.

Negli Usa il problema è molto sentito e il monitoraggio accurato. In Italia non ci sono dati certi, ma, ha detto Silvio Garattini, direttore dell'Istituto Mario Negri di Milano e guru nazionale in fatto di ricerca farmacologica: “ 400 italiani sono ricoverati ogni giorno per effetti collaterali dei farmaci”, ovvero per improvvisi sanguinamenti, macchie, rossori o altri danni cutanei, ipotensione o ipoglicemia.  

“ È una situazione così vergognosa, che può essere pericoloso perfino parlarne”, dice in riferimento a una serie di “ritorsioni” che alcune industrie del farmaco avrebbero intrapreso contro medici o ricercatori un po' troppo scrupolosi nei loro confronti.

Un dato in merito sono il 25 % degli decessi in ospedale sono dovuti agli effetti collaterali dei farmaci e cure sbagliate. 

In Francia un medicinale su due tra quelli distribuiti sarebbe inutile se non dannoso. Secondo il medico specialista, Philippe Even (direttore dell’Istituto Necker), in un testo informativo, frutto dell’analisi di migliaia e migliaia di pubblicazioni elenca 4 mila farmaci giudicati inutili.

 

Soggetti più vulnerabili in questo contesto sono le donneIl 60% dei ricoveri delle donne è dovuto alle reazioni avverse ai farmaci. Il dato è stato sottolineato durante la presentazione del Libro Bianco dell'Osservatorio Nazionale sulla Salute della Donna (Onda), da cui è emerso che, nonostante i miglioramenti, sulla medicina di genere il nostro paese è ancora indietro.

Le donne, si legge nel documento, hanno un rischio di reazione avversa quasi doppio (1,7 volte) degli uomini, e questo incide anche sui costi sanitari. Il problema, hanno segnalato gli esperti durante la presentazione, è dovuto anche al fatto che le terapie sono spesso testate soprattutto sugli uomini.

Qui nessuno vuole demonizzare i farmaci. È un bene culturale, il farmaco. Quello che va criticato, l'abuso, la mala indicazione, la falsa fede di dover ricorrere a un farmaco ad ogni problema.

 fonte: ansa

 

rischi e effetti collaterali delle statine

"Dottò, teng'o polistirolo! C'amm'a fa?"

" In genere, niente di farmacologico! In casi singoli e specifici, la cosiddetta prevenzione secondaria (pregressa malattia cardio-vascolare o segni oggettivi di arteriosclerosi) esiste ancora l'indicazione per la terapia con una statina (pravastatina, simvastatina) . Si tratta di una piccola parte di pazienti in confronto della massa con l'aumento del colesterolo."

rischi e effetti collaterali delle statine

  Estratto da:

UN MEDICINALE SU DUE E' INUTILE, A VOLTE DANNOSO

Interessante a questo punto è però, che un beneficio del semplice abbassamento del colesterolo nel sangue con medicamenti non si è mai potuto evidenziare con studi scientifici seri. Hanno comunque effetti positivi i medicamenti di ultima generazione: le cosiddette Statine, i quali  sembrano però svolgere la loro funzione protettiva non riducendo il tasso ematico del colesterolo, bensì interagendo con l'endotelio dei vasi in modo direttoAgiscono quindi da antiossidanti specifici piuttosto da riduttori del contenuto ematica del colesterolo!

 

La pubblicità, che vorrebbe suggerire il beneficio indiscusso per chiunque avesse  la colesterolemia eccessiva, di abbassarla è quindi una grande menzogna!

 

 Un dato, che ancora di più dimostra l'assurdità dell'uso indiscriminato delle Statine e la consapevolezza che:

 

- nella cosiddetta prevenzione primaria ( riduzione di mortalità per infarto, morte cardiaca istantanea o dovuta comunque all'insorgere di una malattia cardio-vascolare) un beneficio della terapia con Statine non esiste!

 

- nella cosiddetta prevenzione secondaria (mortalità post evento cardio-vascolare) la NNT (number needed to treat = numero di pazienti trattati per 5 anni per evitare un evento con esito mortale ) si aggira su 67 !

 

Ergo: un effetto terapeutico delle Statine è stato dimostrato, bensì d'entità piuttosto ridotta in soggetti nell'ambito della prevenzione secondaria.

 

 Inoltre hanno il rischio di causare la "rabdomiolisi" , disfacimento della muscolatura fino alla morte, e non solo il "Lipobay", che in seguito fu tolto dal mercato.

 

Farmaci per l'osteoporosi: tra gli effetti collaterali le fratture ossee

Tempi duri per i farmaci contro l'osteoporosi.

Una ricerca pubblicata sull'autorevole Journal of Clinical Endocrinology and Metabolism rivela che che la frattura del femore può essere un degli effetti collaterali del trattamento stesso con i bisfosfonati, tra i farmaci più prescritti per questo problema (Scneider JP et al, J Clin Endocrinol Metab. 2012 Dec;97(12):4324-8. doi: 10.1210/jc.2012-2590. Epub 2012 Oct 17). 

Una specie di gatto che si morde la coda. Prendendo un farmaco per l'osteoporosi ci si aspetterebbe di rafforzare le ossa in genere, mentre si sta scoprendo che probabilmente si rafforzano solo alcune aree (il collo del femore ad esempio) mentre altre aree si indeboliscono e possono andare incontro a fratture spontanee, le così dette "fratture da stress" o in inglese "atypical low-energy femur fractures" (AFFs).

Lo studio, sempre difficile quando si studia qualcosa che potrebbe andare contro lo strapotere dei farmaci, è partito dall'analisi di un gruppo di donne (e di qualche uomo) con fratture atipiche del femore. L'attenta valutazione della storia clinica e farmacologica ha consetito di scoprire che in media queste persone stavano assumendo da almeno 9 anni dei bisfosfonati, i farmaci più prescritti contro l'osteoporosi. 

In teoria avrebbero dovuto essere "superprotetti" mentre la maggior parte di queste persone aveva delle fratture complete in aree inusuali e il 20% del gruppo aveva invece delle fratture incomplete (da stress appunto).

Importante è notare che due terzi di queste persone avevano in realtà una semplice osteopenia (non un'osteoporosi) ma venivano trattate lo stesso, Il 33% di queste persone aveva avuto fratture del metatarso durante il trattamento con bisfosfonati e il 38% aveva avuto (sotto farmaco) un notevole ritardo nella guarigione delle fratture. Il 40% di questo gruppo ebbe anche fratture del femore opposto dopo una media di circa 10 mesi dalla prima frattura.

Anomalo considerare che qualunque medico avesse chiesto di "sospendere" il trattamento sarebbe stato tacciato di grave scorrettezza, mentre il trattamento stesso era probabilmente la causa della frattura.

Noi riteniamo che l'osteoporosi vera (derivante dallo Z score e non dal T score) sia da trattare correttamente. Purtroppo assistiamo ad una ricerca di casi di osteoporosi esagerata, legati al fatto che per la diagnosi di questa malattia le ossa di una donna di 60 anni vengono ad esempio confrontate con quelle di un paracadutista della "Folgore" di 20 anni...

Una donna sana deve essere confrontata con donne sane della stessa età (Z score) non con un giovane maschio di 20 anni (T score). Questo porta a costi sociali esasperati e soprattutto alla dispersione del buono che c'è nei farmaci. Utili per i pochi malati. Quando si vuole per forza fare arrivare i farmaci anche ai sani, il corpo si ribella con reazioni, come quelle descritte in questo articolo, che sono solo una perdita di opportunità di salute. 

Fonte: http://www.eurosalus.com/malattie-cura/farmaci-osteoporosi-effetti-collaterali-fratture

E cito in aggiunta il Prof. Bernau, il papa tedesco dell'osteologia, che disse: " Le donne che si trovano nel mio reparto con la frattura del femore, in genere non furono neanche classificate osteoporotiche e altre al contrario. " C'è quindi ancora molta confusione in merito alla diagnosi ( Osteodensitometria ) dell'osteoporosi, della sua classificazione (osteopenia e osteoporosi vera ) , dell'indicazione alla terapia e del modo di terapia.

Quello che invece e di indubbia importanza a proposito è:

 

Farmaci che non funzionano: un moderno scandalo medico

Questo articolo del collega britannico Ben Goldacre rispecchia tutta la mia preoccupazione in merito a farmaci nuovi, che ancora non conosco bene personalmente, che non hanno una storia di beneficio provato, che non vengono raccomandati da colleghi, di chi mi fido, che stimo, che seguo.

Gli studi pubblicati di notevole spessore con le caratteristiche necessarie per essere apprezzate nella scienza moderna, il grado di evidenza, sono talmente costose nella loro realizzazione, che difficilmente un gruppo o addirittura un ricercatore singolo se li possono permettere. Hanno quindi bisogno di essere sponsorizzati, e qui comincia il conflitto d'interesse. Perché l'industria farmaceutica difficilmente sponsorizza uno studio ad esito negativo di un prodotto da smerciare. 

Anche io faccio fatica seguire ciecamente alle linee guida delle associazioni scientifiche, mentre sono costretto a tenermi ben riguardato, perché purtroppo esse possiedono forza legale, anche se talvolta assolutamente prive di vantaggio per le cure e contrarie alle esperienze di lunga data.

 

 

FARMACI CHE NON FUNZIONANO: UN MODERNO SCANDALO MEDICO

 

Infezioni da Stafilococco: diminuiscono con meno antibiotici


stafilococco

Il batterio preso in esame dai ricercatori è lo Stafilococco aureo resistente alla meticillina

Ad una diminuzione dell'uso dell'antibiotico ciprofloxacina (l'antibiotico più comunemente prescritto della famiglia dei fluorochinoloni) corrisponde una diminuizione delle infezioni dovute dallo Stafilococco aureo. 

È quanto hanno scoperto ricercatori inglesi del Dipartimento di scienze cliniche dell'Università di Londra, che hanno pubblicato i risultati del loro studio sul “Journal of Antimicrobial Chemotherapy”.  

Il batterio preso in esame dai ricercatori è lo Stafilococco aureo resistente alla meticillina, o Mrsa, conosciuto anche come Stafilococco aureo multi-farmaco resistente in quanto ha sviluppato una resistenza agli antibiotici beta-lattamici. 

L'Mrsa può essere causa di infezioni gravi della pelle, del sangue, dei polmoni e delle ossa: una volta contratta l'infezione, la cura con normali antibiotici può provocare gravi complicazioni.

Mal di testa: l'abuso di farmaci può cronicizzare il dolore

Chi soffre di emicrania tende ad 'autoprescriversi' antidolorifici e anti-infiammatori e a raddoppiare il dosaggio nel caso in cui i farmaci non facciano effetto. Eppure, la maggior parte delle cefalee cronicizzate (dal 20% al 40% di tutti i mal di testa) è paradossalmente legata proprio all'abuso di farmaci.

Questo quanto emerso dal convegno dell'Anircef (Associazione neurologica italiana per la ricerca sulle cefalee) tenutosi qualche giorno fa a Sarnico, in provincia di Bergamo.

Come ha spiegato Eros Carmelo Malara, presidente del congresso, “la cefalea da abuso di farmaci finisce col portare alla cronicizzazione di una cefalea episodica”. Alcuni pazienti, riferisce Malara, in alcuni casi arrivano ad assumere anche 15 antidolorifici al giorno.

Quello che si innesta è un pericoloso circolo vizioso: “il paziente, avendo una sopportazione minore, finisce per prendere ancora più farmaci. Tutto questo di solito accade quando manca la diagnosi e il parere di un medico”.

Una persona su 50 prende farmaci come paracetamolo, ibuprofene e aspirina per oltre 15 giorni al mese. Il problema è che si tratta di un fenomeno destinato a crescere, visto che i casi di emicrania nel mondo continuano ad aumentare. Ad esempio in Italia ogni anno l'incidenza di nuovi casi di emicrania è pari al 12% in più. Le donne in età fertile ne soffrono quattro volte più degli uomini.

http://www.informasalus.it/it/articoli/farmaci-mal-testa.php

Al contrario, di quanto si pensassi in passato, l'aspetto della cronicizzazione non possiedono solo farmaci con effetto di assuefazione, bensì anche semplici antidolorifici come l'Aspirina e Paracetamolo. Nella stragrande maggioranza dei casi di dolore bastano terapie non farmacologiche quali chiropratica, agopuntura, omeopatia. Qualora un intervento farmacologico dovesse essere necessario, ci vuole la pianificazione e la gestione da parte di un medico competente nella terapia del dolore! Non prendere antidolorifici a piacere!

 

Farmaco - bene culturale e ratio scientifica

 

Qui non siamo i soliti contrari! 

Il farmaco è un bene culturale, che, scelto e dosato con oculatezza può servire tantissimo. Ma deve rimanere solo una parte dello spettro terapeutico globale e non gli spetta il ruolo predominate dei tempi di oggi. 
Al contrario ha la vaccinazione nessuna ratio scientifica ma è piuttosto un credo del paziente in cerca di sicurezza e un mercato di chi lo dovrebbe sapere meglio!

http://www.chiropratico-firenze.it/medicina-integrativa/34-temi-della-medicina-integrativa/farmaci/520-vaccini-ratio-scientifica.html

CI SI PUÒ FIDARE DELL'OMS?

Articolo pubblicato dalla gazzetta dell'Ordine dei Medici della Toscana! Bravi.

Testimonia uno spirito critico, che nelle istituzioni dello stato raramente si riscontra.

È l'OMS ad emanare le linee guida per la sanità internazionale in merito ad agricoltura ( si o no manipolazione genetica dei prodotti agricoli) , produzione farmaceutica e vaccini ! ecc ) - ed è la stessa OMS finanziata dalle lobbie multinazionali per il 76% ! 

Leggete, quello dice la stessa direttrice del OMS sulla responsabilità di questa piovra per la propagazione di malattie croniche nel mondo, perché di salute non gli ne frega un bel niente!

Ergo: diffidate e ragionate, chiedete seconde oppinioni quando si tratta di inoculare, ingerire, applicare sostanze di dubbio valore!!!

http://www.aamterranuova.it/Salute-e-medicina-naturale/Ci-si-puo-fidare-dell-Oms

Esempio di politica lobbeistica del OMS, che non considera affatto le interessi di salute della popolazione mondiale, è l'approccio alle OGM, Organismi Geneticamente Modificati, quindi agricoltura e produzione di alimenti con trasferimenti di informazioni genetiche, che per il corpo umano sono alieni e non possono essere trattati e smaltiti a seconda dei procedimenti biologici tipici :

 

Cancro e OGM - Monsanto fa parte degli sponsor della OMS !

 

http://www.informasalus.it/it/articoli/ogm-tossici-cancerogeni.php

 

 

 

 

http://www.informasalus.it/it/articoli/mais-ogm-greenpeace.php

vaccini - ratio scientifica?

Negli anni 80 un nuovo farmaco anti-aritmico mostrò effetti favolosi. Non c’era aritmia, che non rispose al farmaco – il Tambocor! Poi usci la CAST- study: 2 % di morti più nel gruppo dei trattati rispetto ai non trattati. Da ora in poi, era molto difficile o quasi impossibile usare questo farmaco nonostante i suoi effetti cosi limpidi ed irripetibili.
E nel caso dei vaccini? Come mai non vale più il principio: “nihil non nocere”? (non nuocere)
Poi considerando, che già appare molto improbabile nelle nostre latitudini contrarre malattie infettive quanto la difterite, il tetano, il polio ecc, oppure altre malattie hanno sempre un percorso assolutamente benefico come la varicella – quindi per quale ragione del cielo sono tenuto ad inocularmi sostanze potenzialmente nocive con conseguenze anche fatali, per ottenere che cosa?
Non c’è nessun rapporto plausibile con un atteggiamento scientifico – cauto - e ragionevole, come dopo il caso del Tambocor, farmaco utilissimo e mai sostituito da analogo con una efficacia simile.
Nel caso della vaccinazione diffusa, acritica ed illimitata non esiste una ratio scientifica a favore!!
Ma le lobbie gliene frega di verità !

http://www.informasalus.it/it/articoli/figlio-autistico-vaccini.php

UN MEDICINALE SU DUE E' INUTILE, A VOLTE DANNOSO

E’ quanto affermato in un libro pubblicato da un medico specialista francese.

 
 
In Francia un medicinale su due tra quelli distribuiti sarebbe inutile se non dannoso. 
E’ quanto affermato in un libro pubblicato da un medico specialista, Philippe Even (direttore dell’Istituto Necker), insieme ad un parlamentare transalpino. Si tratta di un testo informativo, frutto dell’analisi di migliaia e migliaia di pubblicazioni. Secondo quanto riportato questa mattina dal settimanale “Le Nouvel Observateur”, il libro elenca 4 mila farmaci giudicati inutili.
Sono finiti sotto accusa medicinali contro il colesterolo, fortemente diffusi in Francia (li assumono tra i 3 ed i 5 milioni di persone) e capaci di generare un giro d’affari da 2 miliardi di euro all’anno. L’industria farmaceutica è definita “la più lucrativa, la più cinica e la meno etica di tutte le industrie”. Il libro propone di eliminare i medicinali inutili per porre rimedio alla mancanza di fondi nella sanità pubblica.

 http://conoscereperdecidere.blogspot.it/2012/09/un-medicinale-su-due-e-inutile-volte.html?utm_source=BP_recent

(FONTE: informarexresistere.fr)

È un bene culturale, il farmaco. Quello che va criticato, l'abuso, la mala indicazione, la falsa fede di dover ricorrere a un farmaco ad ogni problema.

Il farmaco fa parte anche della medicina integrativa, ma in modo sensato ed integrato in un concetto di salute più ampio.

Analizziamo l'uso dei farmaci per abbassare il colesterolo:

L'industria attraverso la sua pubblicità sfrenata e violenta nei media, nelle farmacie e persino nell'insegnamento ed aggiornamento dei medici è riuscita, di creare un'isteria globale, di quanto sia terribile questa nostra sostanza endogena, chiamata colesterolo. 

Questo elemento fa parte di molte reazioni fisiologiche e senza di essa l'organismo non vive!

D'altronde è vero, che dopo il contatto con veleni di natura ossidante il colesterolo a sua volta si ossida, e questo colesterolo ossidato diventa tossico per l'endotelio ( cuticola interna dei vasi) particolarmente in soggetti geneticamente predisposti.

E' quindi d'interesse preventivo di sapere, se una persona appartiene a questa categoria

e di limitare gli agenti ossidanti nella sua vita quali fumo, alimenti fritti, elettrosmog ecc.

Una volta stabilito il rischio individuale di ammalarsi sotto l'influsso di agenti ossidativi, sì, che si offre l'opportunità di agire anche sul fenomeno del colesterolo oltre a tutti gli altri fattori da prendere in considerazione.

Interessante a questo punto è però, che un beneficio del semplice abbassamento del colesterolo nel sangue con medicamenti non si è mai potuto evidenziare con studi scientifici seri. Hanno comunque effetti positivi i medicamenti di ultima generazione: le cosiddette Statine, i quali  sembrano però svolgere la loro funzione protettiva non riducendo il tasso ematico del colesterolo, bensì interagendo con l'endotelio dei vasi in modo diretto. Agiscono quindi da antiossidanti specifici piuttosto da riduttori del contenuto ematica del colesterolo!

La pubblicità, che vorrebbe suggerire il beneficio indiscusso per chiunque avesse  la colesterolemia eccessiva, di abbassarla è quindi una grande menzogna!

 Un dato, che ancora di più dimostra l'assurdità dell'uso indiscriminato delle Statine e la consapevolezza che:

- nella cosiddetta prevenzione primaria ( riduzione di mortalità per infarto, morte cardiaca istantanea o dovuta comunque all'insorgere di una malattia cardio-vascolare) un beneficio della terapia con Statine non esiste!

- nella cosiddetta prevenzione secondaria ( mortalità post evento cardio-vascolare ) la NNT (number needed to treat = numero di pazienti trattati per 5 anni per evitare un evento con esito mortale ) si aggira su 67 !

Ergo: un effetto terapeutico delle Statine è stato dimostrato, bensì d'entità piuttosto ridotta in soggetti nell'ambito della prevenzione secondaria.

 Inoltre hanno il rischio di causare la "rabdomiolisi" , disfacimento della muscolatura fino alla morte, e non solo il "Lipobay", che in seguito fu tolto dal mercato.

 

 

 

L'overdose di antidolorifici? Negli Stati Uniti raddoppiati i morti per l'uso di analgesici

Secondo uno studio della Brandeis University i painkiller uccidono più dell'eroina e della cocaina. Attivati programmi di monitoraggio

 

 
MILANO – L’acronimo è PDMP (Prescription Drug Monitoring Programme) e sono, come suggerisce il nome, appositi programmi di monitoraggio per controllare la prescrizione dei farmaci analgesici, divenuta ormai talmente disinvolta nell’America profonda da causare un fenomeno preoccupante: la morte da overdose di farmaci.

 

ALLARME PAINKILLER - I cosiddetti painkiller, per quanto utili e preziosi quando effettivamente necessari, uccidono più delle droghe classiche e devastanti come eroina e cocaina, come sottolinea uno studio della Brandeis University, e un nuovo esercito di farmaco-dipendenti si sta formando negli Stati Uniti. Dietro non ci sono spacciatori o circuiti illegali, ma medici tranquillizzanti che prescrivono farmaci leciti e puliti e corporation potentissime. Peccato che queste medicine uccidano più dell’eroina e della cocaina e che i dottori, con troppa facilità, ne raccomandino l’uso in casi inadeguati o non veglino a sufficienza sui tempi di utilizzo.

I PDMP – I programmi di monitoraggio sono in aumento. Alla fine del 2001 gli stati autorizzati a creare programmi di monitoraggio sulla prescrizione di painkiller erano sedici e in soli 11 anni gli stati americani che si sono dotati di PDMP sono diventati 49. Sintomo che il problema ha dimensioni macroscopiche, ma anche che inizia a esserci una sensibilità a questo proposito e la coscienza che qualcosa deve cambiare. Trentasettemila morti per overdose da analgesici negli Usa solo in un anno sono del resto decisamente troppi per non destare preoccupazione. In un recente articolo dall’evocativo titolo «Vital Signs Prescription Painkiller Overdose in the US», a cura dei Centers for Disease Control and Prevention (CDC) di Atlanta (USA), si parla addirittura di un raddoppio delle morti per abuso di analgesici con obbligo di prescrizione medica: nel decennio compreso tra il 1999 e il 2009 negli Stati Uniti si è passati, infatti, da circa 20.000 morti a 37.000.

ALLARME EPIDEMIA - Un’epidemia di droghe legali che non risparmia nessuno e una lotta per certi versi più difficile da mettere in atto rispetto alla battaglia contro i signori della droga. Hal Rogers, presidente dell’House Appropriations Committee lo definisce un fenomeno che sta devastando le famiglie dell’America profonda, celato e protetto dal volto della legalità. Le conclusioni dello studio contemplano anche all’interno di questi programmi di monitoraggio della prescrizione dei farmaci una alfabetizzazione rivolta ai medici relativamente ai farmaci analgesici. E’ evidente che dietro alla manica larga nel prescrivere queste medicine spesso c’è anche una disinformazione sulle «istruzioni per l’uso».

DIVERSITA’ DI POLITICHE – Il report della Brandeis University enfatizza anche una significativa diversità tra le politiche dei vari stati che causa a sua volta scenari differenti. Negli stati che raccolgono i dati sulla somministrazione controllata di farmaci analgesici e ansiolitici in modo più efficiente e capillare, per esempio, si rileva un tasso inferiore di doctor shopping (così gli americani chiamano le frequenti visite dal medico al fine di ottenere una prescrizione). Infine va ricordato che quando questi programmi funzionano coinvolgono anche altre categorie oltre ai medici (come farmacisti o polizia) e aiutano a individuare i cosiddetti pill mills (ovvero i circuiti di distribuzione illegale delle medicine).

Emanuela Di Pasqua

farmaci antidolorifici popolari legati alla perdita di udito nelle donne

 

 
   

 IMMAGINE: Ciò è Sharon G. Curhan, MD

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Mal di testa? Mal di schiena? 

Al primo segno di dolore, spesso si prende un antidolorifico  per lenire i mali del corpo.

Analgesici sono i farmaci più frequentemente utilizzati negli Stati Uniti e sono comunemente usati per trattare una varietà di condizioni mediche.

Ma anche se prendere una pasticca può aiutare a far  sparire il dolore, può comunque recare qualche danno alle vostre orecchie.

Secondo uno studio condotto da ricercatori del Brigham and Women Hospital (BWH),  donne che hanno preso ibuprofene o paracetamolo due o più giorni alla settimana hanno avuto un aumento del rischio di perdita dell'udito.  Più  volte una donna ha preso uno di questi farmaci, più alto è il suo rischio di perdita dell'udito. Inoltre, il legame tra questi farmaci e la perdita dell'udito tendeva ad essere maggiore nelle donne di età inferiore ai 50 anni, soprattutto per coloro che hanno preso ibuprofene sei o più giorni alla settimana.

Invece non c'era alcuna associazione tra l'uso di aspirina e perdita dell'udito.

Lo studio sarà pubblicato nel 15 Settembre 2012 numero della American Journal of Epidemiology .

I ricercatori hanno esaminato in modo prospettico la relazione tra la frequenza di uso di aspirina, ibuprofene e paracetamolo e rischio di perdita dell'udito tra le donne del Nurses 'Health Study II.

Sono stati esaminati  dati di 62.261 donne di età 31-48 anni. Le donne sono state seguite per 14 anni, dal 1995 al 2009. 10012 donne hanno riferito una perdita dell'udito.

Rispetto alle donne che hanno utilizzato ibuprofene meno di una volta alla settimana, chi ha usato ibuprofene 2 o 3 giorni alla settimana ha avuto un 13 % di  aumento del rischio di perdita dell'udito, mentre le donne che hanno utilizzato il farmaco 4 o 5 giorni la settimana avevano un rischio aumentato del 21 % . Per chi ha usato ibuprofene sei o più giorni alla settimana, l'aumento del rischio è stato del 24 %.

Rispetto alle donne che hanno utilizzato il paracetamolo meno di una volta alla settimana, le donne che hanno utilizzato il paracetamolo 2 o 3 giorni alla settimana hanno avuto un 11 % di aumento del rischio di perdita dell'udito, mentre le donne che assumono il farmaco 4 o 5 giorni la settimana hanno avuto un aumento del rischio del 21 %.

"I meccanismi possibili potrebbero essere che i FANS possono ridurre il flusso di sangue alla coclea, l'organo dell'udito e compromesso nella sua funzionalità", ha detto l'autore dello studio prima Sharon G. Curhan, MD, BWH Channing Divisione di Medicina di rete. "Il paracetamolo può esaurire i fattori che proteggono la coclea da eventuali danni."

Curhan osserva che, anche se gli analgesici sono ampiamente disponibili senza prescrizione medica, sono ancora farmaci che portano potenziali effetti collaterali.

"Se le persone sentono un bisogno di prendere questi tipi di farmaci regolarmente, dovrebbero consultare il proprio medico per discutere i rischi ei benefici e di esplorare altre possibili alternative", ha detto Curhan.

Oltre il 50 % degli adulti americani soffrono di  perdita dell' udito dal momento in cui raggiungono i 60 anni di età. Un terzo delle donne in età compresa fra 50 e quasi i due terzi nei loro 60 anni hanno fatto l'esperienza della perdita dell'udito.

Secondo l'Organizzazione Mondiale della Sanità,  nell'età adulta la perdita dell'udito è la sesta malattia più comune nei paesi ad alto reddito.

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Questa ricerca è stata sostenuta dal National Institutes of Health (DC010811 e CA50385) e Vanderbilt University School of Medicine.

farmaci: profitto invece di innovazioni

 

 

 

Il mercato farmacologico espande nonostante la politica di risparmio.

Vere innovazioni sono rarissime - la maggior parte delle formule cambiate serve per creare brevetti nuovi e quindi soldi. Questi meccanismi saranno ancora più drastici in risposta alla politica di risparmio, che incita i medici di prescrivere farmaci generici. Un farmaco nuovo, brevettato, anche se una semplice copia con qualche minima modificazione, è comunque da rimborsare dal SSN, a prezzo caro.

http://www.informasalus.it/it/articoli/case-farmaceutiche-profitto.php

Aulin

Ancora in pochi sanno che l’analgesico più conosciuto, l’Aulin, è tossico.

I pazienti, che mi arrivano l'avevano preso con la massima disinvoltura per colmare ogni tipo di dolore.

A dare l ’allarme, anni addietro, sono stati 16 Paesi europei tra cui Spagna, Finlandia ed Irlanda che lo hanno addirittura ritirato dal commercio. Non sembra, invece, che l’Italia abbia recepito la pericolosità del farmaco che continua a popolare gli scaffali delle nostre farmacie.

Il principio attivo Nimesulide, alla base di numerosi medicinali in commercio, comporterebbe effetti devastanti per il fegato, talvolta anche letali. Il Nimesulid è commercializzato in vari Paesi ed in Italia è la molecola alla base di diversi farmaci: Algimesil, Antalgo, Areuma, Dimesul, Domes, Efridol, Eudolene, Fansulide, Flolid, Isodol, Ledolid, Ledoren, Nerelid, Nide, Nimenol, Nims, Noxalide, Resulin, Solving, Sulidamor, Fansidol, Sulide, Idealid, Delfos, Domes, Noalgos, Algolider, Aulin, Fansidol, Mesulid, Nimesil, Remov, Migraless, Edemax, Mesulid Fast, Nimedex.

6 TRAPIANTI DI FEGATO POST NIMESULIDE

I primi a ritirare dal commercio farmaci contenenti il nimesulide sono stati Spagna, Finlandia ed Irlanda allertati dalla sua tossicità epatica, nel 2002. Cinque anni più tardi, il 15 maggio 2007, l’Irlanda si accoda, dopo che sei pazienti in cura con l’Aulin sono stati costretti al trapianto di fegato per grave insufficienza epatica. E’ proprio il documento ufficiale del della Irish Medical Board (il massimo organo di Salute) a fugare ogni dubbio.In Irlanda il Nimesulide è un anti-infiammatorio autorizzato dal 1995 per il trattamento del dolore acuto, il trattamento sintomatico dell’osteoartrite dolorosa e della dismenorrea primaria. E’ disponibile solo su prescrizione medica. I prodotti contenenti il principio attivo nel Paese erano Aulin, Mesulid 100mg granuli granuli 100mg; Mesulid compresse 100 mg; Mesine compresse 100mg, e Aulin 100 mg compresse.
«Il danno epatico», ha dichiarato l’Irish Medical Board, «è un raro ma grave effetto collaterale del nimesulide. Tuttavia abbiamo ricevuto dati provenienti dall’Unità Nazionale di trapianto di fegato del St Vincent University Hospital, i quali parlano di sei pazienti che hanno richiesto trapianto di fegato dopo il trattamento con il nimesulide. Da quando il prodotto ha fatto ingresso in Irlanda nel 1995, si sono registrati un totale di 53 segnalazioni. Tra queste nove casi di insufficienza epatica, sei dei quali provenivano da l’Unità Nazionale trapianto di fegato e tre casi mortali di insufficienza epatica.
 
IL CASO ITALIA

Non sembra però che l’allarme abbia in qualche modo preoccupato l’Italia. Il nostro Paese consuma il 60% della produzione mondiale di nimesulide.Sembra che nel maggio 2008 un’inchiesta guidata dal magistrato torinese Raffaele Guariniello abbia portato allo scoperto un sistema illecito che potrebbe avere arrecato danni alla salute dei cittadini. Un alto funzionario dell’Aifa (l’Agenzia italiana del farmaco) avrebbe intascato mazzette per evitare i controlli sul prodotto.In manette sarebbero finiti 2 funzionari dell’Aifa, Pasqualino Rossi ed Emanuela Bove.Nel maggio 2008 la SIF (Società Italiana di Farmacologia) avrebbe riportato che i benefici sono superiori ai rischi legati al principio attivo. «Se essa (nimesulide) resta in commercio oltre che in Italia in ben altri 16 Paesi europei», ha dichiarato, «fra cui Francia, Portogallo, Svizzera, Ungheria, è perché l’Agenzia regolatoria europea ha ritenuto che, nonostante quanto autonomamente stabilito da alcuni Paesi, il suo profilo di beneficio/rischio rimanga ancora favorevole».
Sul sito dell’Agenzia per il farmaco (Aifa) si trovano le note informative relative al 2012 , al 2010 e la nota 66.
 

farmaci e anziani

 

 

È un bene culturale, il farmaco. Quello che va criticato, l'abuso, la mala indicazione, la falsa fede di dover ricorrere a un farmaco ad ogni problema.

Il farmaco fa parte anche della medicina integrativa, ma in modo sensato ed integrato in un concetto di salute più ampio.

 

http://www.sanitaincifre.it/2011/07/farmaci-federanziani-40mila-morti-ogni-anno-e-10-miliardi-per-reazioni-avverse/

Antibiotici - uso e abuso

Antibiotici, voi dite, meno male che ce l’abbiamo, se no, si morirebbe ancora di polmoniti e sifilide!!

Vero! Sono una grossa invenzione della medicina all’inizio del secolo scorso. Hanno creato tanta euforia nella scienza fino agli anni 80-90. Diceva il papa dell’igiene della Germania, prof. Daschner ca. 50 anni fa: “gli antibiotici ci hanno portato a vincere la guerra contro i microbi ed entro i prossimi decenni non se ne parlerà più!”

Lo stesso Daschner ca. 20 anni fa tornò a ritrattare tutto. Diceva:” Si, è vero, malattie come la tubercolosi, la sifilide, alcune forme di polmonite e bronchite nel paziente anziano hanno perso la loro ferocia, ma purtroppo lo spettro microbiale si è alterato, sono nate forme di batteri e nuovi virus, che non ce li abbiamo mai immaginati. I problemi si sono ingranditi, le pestilenze dei tempi moderni non si curano più con antibiotici, e più so adoperano, meno sono efficaci.”

In effetti, le epidemie importanti di oggi: l’AIDS e poi la malattia cardiovascolare e il cancro – per le quali l’eziopatogenesi (cause, che stanno alla base) contiene anche un’importante pista microbiale, si stanno allargando e non c’è davvero un rimedio efficace.

Questo fenomeno “escape” ha tante ragioni:

- L’uso massiccio di antibiotici in terapia di malattie in passato

- L’uso purtroppo anche a scopo preventivo, che dovrebbe essere assolutamente predetto

- Contenuto negli alimenti, nella carne degli animali

- Abuso o uso improprio per raffreddori e malattie virali , dove non hanno nessun effetto primario

- Aumento di zone ad alto rischio ed obbligo di sterilità assoluta: gli ospedali, tecniche invase

- Abuso di disinfettanti nella vita quotidiana, l’isteria del microbo nell’ambiente di casa

Forse è quest’ultima, la filosofia della sterilità con atteggiamenti quasi isterici, il motivo principale dell’epidemia descritta.

Da un lato c’è la tendenza al ritiro nel proprio, di evitare eccessivi contatti con l’altro – potenzialmente affetto di tante negatività con rischio al contagio.

Poi c’è la pubblicità del detersivo al mega ultra bianco, che ha sconvolto la cultura reale trovando altresì terreno fertile nelle credenze degli anni 50 – periodo di boom economico – entusiasmo – creazione di verità presunte ma permanenti per tutti i tempi fra le quali l’applicazione massiccia di antibiotici, la certezza di aver dominato il nemico esterno, il microbo, di poter viver d’ora in poi in modo spensierato, basta fare il bagno nel Sagrotan. Questa ideologia non si sterminerà mai più, anche se i dati veramente scientifici attuali parlano tutta un’altra lingua. Il medicamento vero, quello di maggior affidabilità – persino fra i credenti dell’omeopatia (!) , è e rimane l’antibiotico.

Se voi sapeste?!!

Ingerendo un antibiotico

- Non si uccidono solo i batteri potenzialmente dannosi, ma tutti. Si sterilizzano le cavità dell’organismo, si ammazzano le sentinelle sulle mucose, responsabili per l’integrità dell’essere vivente, il sistema immunitario, il rapporto: riassarobimento-escrezione ecc.

- Quest’effetto è duraturo, 6 mesi dopo l’applicazione di un antibiotico non si è rigenerata la flora intestinale, mentre crescono microbi avversi per la vita: virus e funghi

- Si creano squilibri in tanti sistemi correlati – il metabolismo acido-base, redox ( ossidazione-reduzione), funzionamento degli organi: fegato! ecc.

Sappiamo dagli studi, che bambini crescono meglio e senza allergie e infezioni ripetute in un ambiente di media sporcizia biologica come in fattoria, in contatto con animali e terra!!

Una parola in riguardo dell'assurdità di somministrare antibiotici nelle malattie virali:

Antibiotici in senso stretto ( anti-batterici ) in un infezione virale quanto raffreddore ed influenza non contano niente, sono anzi molto dannosi, perché uccidono la flora batterica umana, fondamento dell'immunità.

Meccanismo d'azione degli antibiotici (antibatterici ) dati ai malati influenzati è infatti lo spegnimento transitorio dell'attività immunitaria a livello delle mucose - i virus colpevoli delle manifestazioni influenzali non sono riconosciuti più - la sintomatologia si riduce, perché sono i sintomi quali febbre, rinorrea, muci ecc. espressione della difesa contro i virus - per diventare subacuta e scoppiare quando l'immunità si risveglia e riprende la lotta contro i virus .

I virus comunque sono sempre lì. O la sintomatologia infiammatoria torna oppure - ed è peggio - si passa in uno stato di stasi - di non reazione e si formano le "virosi" , che alla fine sono cause di malattie croniche e leucemie.

Purtroppo è appunto questo il procedimento scelto dalla medicina cosiddetta moderna - l'immunsoppressione - per lenire sintomi di ogni genere, anche influenzale.

Ergo:

- L’antibiotico va applicato con indicazione ristretta!

- L’ingestione di antibiotico equivale a intervento chirurgico!

- L’adozione di disinfettanti va altresì ridotta ad ambienti di particolare interesse: sala operatoria!

- L’igiene del proprio corpo e dell’ambiente di vita deve seguire a criteri biologici e non di asepsi!

La malattia pericolosa nasce dentro di noi e viene solo raramente trasmessa dal contatto d’altrui!!

Le proprie difese, l’integrità psicho-fisica sono la base della vita, l’impenetrabilità delle membrane!

Il nemico esterno sono lo sporco chimico, l’elettrosmog, fattori fisici, con il mondo biologico ci dovremmo poter arrangiare!